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Bologna, l’istituto Aldini inaugura l’officina meccanica…

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FORMAZIONE

Bologna, l’istituto Aldini inaugura l’officina meccanica hi-tech

Reparto macchine utensili di uno dei laboratori di meccanica dell’Istituto d’istruzione superiore Aldini Valeriani Sirani
Reparto macchine utensili di uno dei laboratori di meccanica dell’Istituto d’istruzione superiore Aldini Valeriani Sirani

È un investimento di quasi 350mila euro quello che Istituto e Fondazione Aldini Valeriani hanno messo in campo – metà a testa – per dotare i laboratori della più antica scuola tecnica d’Europa, di tecnologie all’avanguardia, analoghe a quelle utilizzate oggi dai colossi e subfornitori meccanici della motor&packaging valley: 18 torni in linea, che si vanno a sommare ai 12 più datati, già utilizzati nell’officina scolastica bolognese, dove i ragazzi potranno “imparare facendo”, pronti per lavorare in azienda secondo gli standard più evoluti, dopo il diploma tecnico o professionale.

«Avere macchine e attrezzature moderne nelle scuole tecniche, allineate a quelle nelle imprese, è un elemento strategico quanto l’aggiornamento della parte teorica dei corsi, per un ecosistema competitivo. Questo laboratorio è un ulteriore step di avvicinamento tra scuola e azienda che si inserisce nel progetto più ampio di rilancio della cultura tecnica nel territorio bolognese annunciato lunedì scorso», sottolinea Alberto Vacchi, presidente di Unindustria Bologna (la Fondazione Aldini Valeriani è la Scuola di industrial management dell’associazione industriale) durante il taglio del nastro dell’officina hi-tech. Dove i 2mila studenti delle Aldini Valeriani e 170 corsisti della Fondazione potranno sperimentare in tutta sicurezza le tecnologie più moderne per l’asportazione di truciolo .

Alberto Vacchi nella sede di Confindustria. (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Un investimento, quello nei torni, che si somma al precedente di 250mila euro in Packlab, il primo laboratorio pratico per la packaging valley inaugurato lo scorso 20 settembre, sempre all’interno delle Aldini Valeriani, tutto finanziato privatamente dalla Fondazione e dalle imprese del settore attive sulla via Emilia (Marchesini Group, Ima, Iema, Schneider Electric, Siemens, Smc e Beckhoff Automation). Tessere di un unico puzzle: la valorizzazione della cultura tecnica del saper fare, unica arma del distretto meccanico e motoristico emiliano per poter tener testa alla concorrenza dei Laender tedeschi.

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