
Cinquanta posti di lavoro in più in tre anni non spostano le statistiche del territorio bolognese, ma a renderli notizia è il fatto che saranno creati in un’area in via di desertificazione industriale come l’Appennino e che è la prima risposta concreta ai 245 esuberi di Saeco-Philips e agli 85 lavoratori in bilico alla Stampi Group (solo per citare le due crisi aziendali più eclatanti sulla montagna bolognese). E a fare rumore è anche la modalità con cui sta prendendo forma la nuova chance di occupazione e produzione industriale: sfruttando la solidarietà di filiera, ossia ampliando la “rete coi subfornitori” che il big del packaging Ima ha avviato una decina di anni fa in Emilia, partendo con 9 partecipazioni dirette arrivate poi ora a 20, attraverso gemmazioni secondarie.
I 50 posti saranno infatti creati in due newco che la bolognese Ima sta costituendo attraverso partecipazioni di minoranza (attorno al 30%) assieme a due suoi storici fornitori meccanici sull’Appennino (a loro volta partecipati dalla capofiliera Ima): la 3T di Gaggio Montano (3 milioni di euro di giro d’affari, 30 dipendenti) e la Silmac di Silla (11 milioni, 50 addetti). «Le due newco si occuperanno di montaggio e di fabbricazione componentistica, non solo per l’industria del packaging ma per tutta la meccanica di precisione – spiega Vacchi –. La nascita di nuove imprese è un catalizzatore essenziale per lo sviluppo e assume un ruolo vitale nelle aree svantaggiate, con problemi logistici e infrastrutturali, che richiedono attenzione politica e investimenti per generare occupazione. Oltre a essere una risposta concreta alla necessità di salvaguardare competenze e know-how che sono l’asset competitivo più importante del nostro territorio».
Lo sguardo è a tre anni perché servirà un profondo percorso di riqualificazione delle persone fuoriuscite dalle aziende in crisi sulla montagna bolognese da inserire nelle due newco: qui interverrà la Regione che ha recentemente stanziato un bando da un milione di euro con fondi europei per la politiche attive del lavoro volte al reinserimento dei lavoratori e la reindustrializzazione delle aree dismesse. «Il nostro auspicio è che l’esempio lungimirante di Ima sarà seguito presto da altri imprese», afferma l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi.
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