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Umbria, bene le aziende medio-grandi e internazionalizzate

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Umbria, bene le aziende medio-grandi e internazionalizzate

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L’ultima edizione dell’Annuario economico dell’Umbria 2017-2018, stilata ogni anno dal Centro studi economico e finanziario Esg89, contiene la classifica delle società di capitali: si va da Pac 2000A Conad ad Acciai speciali Terni, da Coop Centro Italia aEurospin e Brunello Cucinelli, solo per citare alcuni tra i nomi censiti e messi in fila per fatturato. «Ma ora è tempo di scelte coraggiose – spiega Giovanni Giorgetti, presidente di Esg89 group, editore degli Annuari economici d'Italia –, di concentrarsi su innovazione e digitale applicati all’economia tradizionale, di sbloccare un sistema ingessato e quindi di orientarsi al cambiamento».
Nella gerarchia per utile netto spicca ancora Pac 2000A Conad (81, 6 milioni), in crescita rispetto all’esercizio precedente, seguita da Coop centro Italia (42,5 milioni), Eurospin tirrenica Spa (34,6), Brunello Cucinelli (32,9 milioni) e Fabiana Filippi Spa (15,1). Bene anche Umbra Cuscinetti Spa (12,2 milioni) e Vetreria Piegarese (11,9).
Analizzando il campione delle top 2.500 società di capitali regionali, vanno bene le industrie di medie e grandi dimensioni e soprattutto quelle con sbocchi commerciali esteri prevalentemente nei comparti della meccanica, del tessile-abbigliamento e dell’agricolo-alimentare. Ottima la performance della Gdo, ormai con un know how in regione consolidato, mentre tiene la chimica, la gomma-plastica e anche il variegato settore della logistica.
«Vivaci – prosegue Giorgetti - anche le società che operano nei comparti del digitale, della consulenza e dei servizi a valore con 223 attività fra le top 2.500 società in Umbria. Queste attività si sviluppano insieme a manifattura, artigianato tradizionale e in generale con le eccellenze regionali seppur riscontrino in regione un'oggettiva difficoltà di rappresentatività e di accesso al credito». Siamo di fronte a un sistema che sarà obbligato ad un rapido cambiamento.
“Per quanto riguarda le banche del territorio – sottolinea Giorgetti - vedo il perdurare di dinamiche antiche di valutazione del rischio sugli investimenti, che non riescono a interpretare fino in fondo le potenzialità di una start-up o di un progetto di sviluppo digitale».

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