Il 2016 un anno turbolento? Dipende dai punti di vista. Generalizzare, in talune situazioni, può infatti essere fuorviante. Specie per marchi come Patek Philippe, forti di una qualità riconosciuta e di una produzione relativamente limitata, in possesso da sempre delle giuste leve per comandare il mercato. Abbiamo fatto il punto su questi temi con Laura Gervasoni, Direttore Generale di Patek Philippe Italia.
Come si chiude questo 2016?
È stato un anno di consolidamento, chiuderemo alla pari rispetto al 2015. Anche perché si è registrato l'arrivo in Italia di un numero molto inferiore di turisti, soprattutto dalla Cina. In questi ultimi mesi dell'anno assistiamo comunque a segnali di ripresa. E anche a un ritorno della clientela composta da italiani.
In un contesto tanto complicato è possibile fare previsioni per il 2017?
Come azienda è stato deciso di continuare con l'attuale strategia. Mantenere la rarità dei pezzi, l'esclusività, tenendo stabile sui 58mila pezzi la produzione annua. E poi lavorare molto in collaborazione con i concessionari finali, non fare pressing in sell-in ma piuttosto monitorare le vendite al cliente finale.
Con una produzione limitata è più facile orientare il mercato che subirne le ripercussioni...
Se suddividiamo i pezzi per 440 punti vendita nel mondo ci rendiamo conto che le quantità sono veramente irrisorie. Siamo presenti in 67 Paesi e avremmo la possibilità di espanderci, ma per adesso non c'è questa volontà. Si vuole restare forti dove già lo si è. E poi va considerato il prodotto. Meglio produrre poco che esagerare per poi ritrovarsi con una qualità inferiore.
In anni complicati essere un marchio di alto livello aiuta o penalizza?
Assolutamente aiuta. Patek Philippe è talmente forte che siamo gli ultimi a percepire la crisi e i primi a uscirne. Siamo posizionati in una fascia prezzo rivolta a un consumatore che ha disponibilità. Andiamo da un Aquanaut da uomo che parte da circa 17mila euro per arrivare a 280mila con i cronografi. Poi partono le grandi complicazioni. Il delta prezzo della donna va invece dai circa 11mila euro di un Twenty-4 fino ai 500mila euro dei nuovi ripetizione minuti. Ma restringendo un po' il campo molti modelli femminili rientrano comunque sotto gli 80mila. Disponibilità, come accennavo, che ci sono ancora, sebbene gli acquisti siano un po' più accorti.
A livello di macro aree come si distribuisce il fatturato di Patek Philippe nel mondo?
L'Europa rimane fortissima con un 45% delle nostre vendite. All'interno di questa, al primo posto si posiziona la Svizzera, un mercato storicamente molto più ricco di concessionari e strutturato in maniera diversa, poi l'Inghilterra, la Germania e l'Italia, dove contiamo 39 punti vendita con un unico monobrand gestito da Pisa Orologeria.
Sul fronte delle novità infine il 2016 si è aperto con le celebrazioni dei 20 anni del Calendario Annuale e si chiude con quelle dei 40 anni del Nautilus...
Con la differenza che per il Calendario Annuale abbiamo presentato nuove versioni di quadrante entrate in collezione mentre per il Nautilus due edizioni limitate e celebrative. Un modello, quest'ultimo, rappresentativo della forza di Patek Philippe di andare contro corrente, sin dal 1976.
© Riproduzione riservata