Economia

Le dieci cose da sapere sull’inquinamento dell’aria

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L'Analisi|l’analisi

Le dieci cose da sapere sull’inquinamento dell’aria

Quando si parla di inquinamento dell’aria, è bene tenere presenti dieci punti.

Primo. L’inquinamento nell’aria delle città è in calo da decenni. Nei decenni scorsi l’aria era molto più inquinata. Fra tutti gli inquinanti, tutti molto più abbondanti di oggi, spiccava sugli altri la presenza di zolfo. Era inquinamento industriale, da riscaldamento domestico e da traffico.

Secondo. Con lo spostamento delle fabbriche fuori dalle città (e spesso fuori dall’Italia), con il miglioramento delle tecnologie di produzione, con le vetture attuali a ridotto inquinamento, con la diffusione delle caldaie a condensazione a gas i fattori di inquinamento dati da industria, traffico e riscaldamento sono arretrati in modo così forte che sono diventate evidenti alcune fonti di inquinamento che anni fa apparivano meno importanti.

Terzo. Negli ultimi anni c’è stato un cambiamento negli impianti di riscaldamento delle case unifamigliari e dei piccoli condomìni: dal metano o dal Gpl c’è stato uno spostamento alle stufe a pellet (le palline di legna), combustibile molto meno costoso, a minore impatto di emissioni di CO2 ma ad altissimo impatto di emissioni di Pm10.

Quarto. Una sola stufa a pellet di qualità mediocre, con cattiva manutenzione, alimentata con combustibili non selezionati emette polveri fini come un centinaio di caldaie a metano ad alta efficienza. Nella competizione fra tecnologie e combustibili, i settori economici del metano, del Gpl e del gasolio hanno messo sotto accusa i concorrenti della legna, i quali hanno risposto lanciando una certificazione di qualità ambientale per le stufe a minori emissioni.

Quinto. Una parte importante dell’inquinamento della pianura padano-veneta è di origine naturale e non è eliminabile, ma pesa ancora di più il contributo inquinante dell’agricoltura. Fortissimi produttori di Pm10 sono i concimi nei campi e il letame sviluppato dagli allevamenti.

Sesto. Nell’aria delle grandi città dell’Alta Italia solamente il 35-40% delle polveri fini è prodotto nelle grandi città mentre il 60-65% viene “aspirato” dalla città e importato dall’hinterland e dalle campagne.

Settimo. In alcune zone, come la Valdarno fiorentina e soprattutto la pianura padano-veneta, le condizioni fisiche producono una concentrazione ineliminabile di inquinamento: l’unico modo per spazzar via gli inquinanti sono pioggia e il raro vento.

L'INQUINAMENTO A MILANO E TORINO
Livelli di anidride solforosa a Milano e Torino

Ottavo. Per queste condizioni meteoclimatiche, nelle belle giornate d’inverno la pianura padana sarebbe inquinatissima anche se venissero spente tutte le caldaie, i camini, le fabbriche, le automobili e così via.

Nono. Le automobili inquinano di più quanto più lentamente camminano, quanto più rimangono in folle con il motore acceso, quanto più spesso accelerano e frenano, quanto più usano le marce basse (prima e seconda); inquinano meno quando più continuo e scorrevole il loro movimento senza cambi di assetto. I limiti eccessivi di velocità, i semafori in “onda rossa”, i dossi e i limitatori di velocità scoraggiano l’uso dell’auto (beneficio ambientale) ma l’uso è assai più inquinante (peggioramento ambientale). Per l’ambiente deve essere molto accurato il dosaggio dei divieti.

Decimo. Le misure antismog sul traffico si classificano nella categoria del “massimo sforzo per il minimo risultato”. Le Regioni del Nord Italia stanno sviluppando programmi integrati assai più efficaci, ma per motivi geofisici l’inquinamento padano non potrà mai essere annullato, nemmeno “spegnendo” il Nord; il miglior beneficio viene dalle tecnologie a basso impatto ambientale ma il risultato si vede dopo anni.

(Fonti: Aiel, Arpa Lombardia, Arpa Piemonte, Arpa Veneto, Assogasliquidi, Assopetroli, Enea, Ispra, Rse Ricerca sul sistema energetico).

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