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A Genova la lotta delle imprese per rimanere si scontra con la burocrazia

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la questione industriale

A Genova la lotta delle imprese per rimanere si scontra con la burocrazia

Velocità nel processo decisionale e risposte certe dalle istituzioni. Magari anche negative, ma certe. È ciò di cui hanno bisogno le aziende genovesi. Lo ha sottolineato il presidente di Confindustria Genova, Giuseppe Zampini, nel corso dell’assemblea dell’associazione svoltasi ieri nel capoluogo ligure. Alle parole del leader degli industriali della Lanterna hanno fatto eco quelle di Vicenzo Boccia, presidente di Confindustria nazionale, che ha sottolineato come il fattore tempo sia «un elemento di competitività» e quelle di tanti imprenditori genovesi, nel corso del dibattito sviluppatosi intorno al tema dell’assemblea: Vado, resto. Perché ce ne andiamo, perché restiamo. Una riflessione sulle aziende intenzionate a lasciare il territorio genovese e su quelle che, invece, hanno deciso di restare.

LA FOTOGRAFIA ECONOMICA
I dati della manifattura nel primo semestre 2016 su primo semestre 2015. Var. % (Fonte: Elaborazione Centro Studi Confindustria Genova)

Le testimonianze raccolte tra gli imprenditori hanno mostrato una netta prevalenza della volontà di rimanere, anche a fronte di palesi difficoltà nel processo decisionale che creano impedimento agli investimenti. Ma Zampini, giunto alla sua ultima assemblea da presidente di Confindustria Genova, si è fatto interprete del disagio degli imprenditori. «Il processo decisionale di un’azienda sui propri investimenti – ha sottolineato nella sua relazione - non può prescindere da un quadro certo circa le condizioni e i tempi autorizzativi, il contesto infrastrutturale, il sistema giudiziario e la tutela dei propri diritti, il regime fiscale, la disponibilità di risorse umane adeguate ai bisogni dell’impresa. Se qualche elemento di questo quadro viene a mancare, si creano i presupposti per andare, per lasciare».

Esistono, ha proseguito Zampini, «esempi positivi di rapporti fra imprese e istituzioni, come nel caso del nuovo insediamento di Ansaldo Energia a Cornigliano (si veda l’articolo sotto, ndr), dell’Esaote a Multedo e, per quanto agli inizi, del processo di reindustrializzazione delle aree Piaggio a Sestri. Ma si vorrebbe che essi diventassero la normalità, tanto per le grandi come per le piccole e medie imprese». Invece esistono «molti casi di singole aziende e di gruppi di aziende, accomunate da un problema di rapporti chiari, fluidi e in tempi certi con la pubblica amministrazione, casi che chiedono di essere affrontati e risolti». A volte, ha aggiunto, «è meglio un no chiaro piuttosto di un che in realtà è un no». Zampini ha quindi esortato ad agire: «le istituzioni agiscano aumentando l’efficacia dei servizi, la semplificazione delle norme e dei processi decisionali».

La questione temporale, ha confermato Boccia chiudendo l’assemblea genovese, «è un elemento di competitività. Il nostro Paese non ha mai avuto questa sensibilità. Abbiamo la grande capacità di dirci cosa dobbiamo fare, ma non in quanto tempo. Oggi, invece, il tempo è una variabile di competitività al pari di cosa fare e come fare. Quindi dobbiamo caratterizzarci per cosa faremo, come lo faremo e in quanto tempo». Il 2016, ha continuato Boccia, «ripropone la questione industriale come grande questione nazionale. Il messaggio di oggi, in occasione dell’assemblea di Confindustria Genova, mi sembra importante: ricostruire un primato della politica su scelte importanti che sottolineano la centralità della questione industriale per il Paese e per Genova. Le scelte politiche devono riportare all’attenzione del Paese la questione industriale. Siamo il secondo Paese industriale d’Europa, dopo la Germania. Abbiamo grandi potenzialità: su questo possiamo costruire una grande dimensione di crescita economica. Ricordiamo che i mercati globali sono mercati di nicchia e i mercati di nicchia sono mercati per gli italiani. Incrociare queste rotte di mercato e costruire una crescita dentro le fabbriche e fuori le fabbriche con una politica economica coerente è la grande sfida del Paese».

Boccia ha poi sottolineato che l’Italia non più andare avanti «per traumi», reagendo solo quando è sull’orlo del precipizio. «Non possiamo – ha detto - aspettare i precipizi perché questa volta può darsi che il tempo non ci dia la possibilità di reagire ai traumi. Quindi crescere diventa la nostra missione, dentro e fuori dalle fabbriche. Le scelte politiche devono riportare all’attenzione del Paese la questione industriale».

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