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Bancari, l’autonomia del Fondo di solidarietà sempre meno…

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Bancari, l’autonomia del Fondo di solidarietà sempre meno sostenibile

Gli aggiornamenti dei piani di alcuni istituti annunciati nelle ultime settimane continuano ad alzare la contabilità delle uscite dal sistema bancario. E del Fondo di solidarietà, l'ammortizzatore sociale del credito a cui, per ora, garantirà la sostenibilità la previsione di un intervento pubblico triennale ma che in prospettiva non potrà reggere sulle sue sole spalle, all’infinito, i ritmi con cui stanno avvenendo i prepensionamenti dei bancari. Lo strumento è molto costoso per le aziende e garantisce ai lavoratori che vanno in prepensionamento un assegno pari a circa l’80% dell’ultima retribuzione.

Dati i costi, appunto, in passato la permanenza media dei lavoratori era di 3 anni. Date le uscite, però, i bacini di coloro che possono andare in prepensionamento a 3 anni si sono notevolmente assottigliati e la media degli anni di permanenza è destinata ad aumentare. Così come i costi per le aziende. A

patto - e questo è stato storicamente un patto d’acciaio tra le banche e i sindacati - di voler continuare ad azzerare il costo sociale delle uscite. Il fondo, diventato operativo nel 2000, ha fatto sì che in questi anni le banche fossero totalmente autonome nella gestione delle ristrutturazioni - per la parte riguardante le risorse umane - e non pesassero sui conti pubblici. Come ha ricordato recentemente il presidente del Casl di Abi, Eliano Omar Lodesani, «le banche, in modo proattivo, insieme ai sindacati hanno gestito diversi “momenti difficili” anche per il nostro paese, cercando di contenere l'impatto sociale nel rispetto delle persone e delle loro famiglie. A mio avviso, indicando una strada percorribile anche da altri».

Per continuare su quella strada la Legge di Stabilità ha previsto misure di riduzione del contributo a carico del datore di lavoro per un massimo di 25mila accessi all’assegno straordinario per il sostegno al reddito nel triennio 2017-2019. Il contributo andrebbe, solo in parte, a compensare, il versamento di 200 milioni all’anno con cui le banche alimentano la Naspi di cui non fanno uso, visto che nel settore le uscite sono volontarie e attraverso il Fondo di solidarietà.

La manovra ha previsto che ai datori di lavoro sia riconosciuto un sostegno di 648 milioni di qui al 2021. Un cifra più bassa rispetto a quella versata dalle banche per gli ammortizzatori sociali che non utilizzano ma che comunque consentirà la sostenibilità del fondo. Per ora. In futuro è però evidente che la sostenibilità dello strumento sarà sempre più difficile. Nell’ultimo decennio sono usciti 40mila bancari con il Fondo e altri 20mila usciranno di qui al 2020.

Se parliamo del futuro certo e immediato ce ne sono già quasi 8mila che dovranno uscire. Soltanto ieri è stato presentato il nuovo piano industriale del gruppo UniCredit che prevede altri 3.900 esuberi per l’Italia, dopo i recenti accordi sindacali (ancora in corso) che hanno portato all’uscita di quasi 6mila persone. La settimana scorsa è stata la volta della Banca Popolare di Vicenza che ha annunciato un minimo di 700 esuberi nella lettera di avvio procedura recapitata ai sindacati e qualche settimana fa il gruppo Mps aveva annunciato un piano con 2.600 esuberi. I sindacati non nascondono poi la loro preoccupazione sul destino delle quattro banche, ma soprattutto non lasciano margini di manovra alla controparte datoriale sul tema della volontarietà.

Questo significa fare uscire le persone attraverso il Fondo con una permanenza media sempre più elevata, visto che le ultime uscite hanno portato i bacini dei prepensionabili a ridursi ai minimi termini, e con un costo altissimo per le banche. Un costo che difficilmente le aziende potranno sostenere da sole insieme al contributo per la Naspi di cui non usufruiscono. E quando si parla di Naspi non si parla di piccole cifre. Le banche in passato hanno infatti versato per l’indennità di disoccupazione circa 10 miliardi. Chiedono di poterle utilizzare, in modo solidaristico, ovvero senza licenziamenti.

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