Economia

I grandi gruppi spingono l’economia di Brescia oltre i livelli…

  • Abbonati
  • Accedi
la questione industriale

I grandi gruppi spingono l’economia di Brescia oltre i livelli pre-crisi

Marka
Marka

«Forse siamo arivati al giro di boa: c’è indubbiamente un’inversione di tendenza, che si sta confermando da numerosi trimestri». Marco Bonometti, presidente dell’Associazione industriale bresciana archivia un altro anno di recupero - l’ultimo del suo mandato, l’estate prossima passerà la mano al suo successore - per l’industria locale. L’occupazione e gli investimenti tengono, cassa integrazione e fallimenti calano. I risultati non sono uguali per tutte le aziende e i settori e in molti ambiti il gap con gli anni pre-crisi sono ancora evidenti, ma c’è uno zoccolo duro di realtà internazionalizzate che è tornato a correre, superando i record di quasi un decennio fa.

A questo dato si aggiunge un quadro «di sistema» in lenta ma sensibile evoluzione, nonostante i nodi infrastrutturali (rilancio aeroporto, autostrada della Valtrompia ma soprattutto futuro del centro fiera) restino ancora tutti da sciogliere. Un solo rammarico, nell’ideale bilancio di fine mandato (ma per quello c’è tempo fino all’estate dell’anno prossimo) della giunta Bonometti: «avrei voluto consolidare di più la base associativa - spiega -: abbiamo fatto tanto, ma ci sono ancora potenzialità». Allo stesso modo, a livello nazionale, «Confindustria ha bisogno di essere riorganizzata» ha ricordato il presidente di Aib, che in primavera si era proposto per il rinnovo del vertice nazionale.

Lasciate alle spalle le incertezze accumulate nel 2011, da almeno un triennio la ripresa a Brescia si è incanalata su binari concreti. Alla fine dell’anno la crescita della produzione sarà del 3,2-3,5 per cento, il tasso di utilizzo degli impianti è salito al 75%, per la prima volta da molti anni il trend dei fallimenti è in calo (-14%). Positivo anche il bilancio del mercato del lavoro: nonostante il venir meno delle agevolazioni previste dal Governo Renzi, nel 2016 il saldo tra avviamenti e cessazioni è rimasto positvo (+325 unità), lontano dai valori del biennio 2014-2015, ma al di sopra del dato del 2012 e del 2013; si sgonfia inoltre la cassa integrazione (-32,2% nell’industria rispetto al 2015). Frena la corsa delle esportazioni (-1,5% nei primi nove mesi dell’anno rispetto all’anno scorso), che si attesta comunque a quota 10,825 miliardi. «La produzione è comunque aumentata - minimizza a questo proposito Bonometti -, c’è un tasso di esportazione indiretta che non viene misurata, legata ai prodotti venduti all’estero da clienti di aziende bresciane».

LA FORZA LAVORO
Gli addetti. Numero indice, 2007 = 100 (Fonte: Associazione industriale bresciana)

La ripresa è particolarmente evidente nella «testa di ponte» dell’economia bresciana, vale a dire i 60 principali gruppi industriali del territorio. realtà bandiera del quarto capitalismo, fortemente internaizonalizzate, che negli ultimi anni hanno saputo investire e riposizionarsi. L’anno scorso i gruppi industriali bresciani hanno definitivamente recuperato il gap perso rispetto al 2007 in termini di ricavi. Gli utimi bilanci ufficialmente depositati, base dell’analisi del centro studi Aib, hanno mostrato un recupero più lento rispetto agli anni passati, ma sufficiente per riportare il dato complessivo in terreno positivo nel confronto con i parametri di inizio crisi.

Nel 2015, in particolare, le vendite sono cresciute del 2,6% rispetto all’esercizio precedente, consolidando la dinamica emersa negli anni passati. Non hanno risentito della crisi, invece, occupazione e investimenti. Nel periodo 2007-2015, in particolare, l’occupazione (calcolata sulle 60 imprese bresciane «capogruppo-operative» ha tenuto, a fronte di un calo pari a circa il 14% nel settore manifatturiero provinciale (anni 2007-2014). È rimasta elevata anche la propensione a investire: nel 2015 ha raggiunto il valore più elevato dal 2009.

GLI INVESTIMENTI
Investimenti/valore aggiunto. Dati in % (Fonte: Associazione industriale bresciana)

«Si tratta di realtà che in questi anni hanno assunto decisioni cruciali per reagire alle difficoltà - spiega Paolo Streparava, vicepresidente con delega all’Economia -, hanno seguito un percorso di crescita, interpretando in maniera corretta il nuovo quadro globale del mercato, che viene spesso, erroneamente, liquidato semplicemente con la parola crisi. Questa ricetta non è universale e non vale per tutti, ma l’associazione lavora per fornire alle aziende gli strumenti idonei ad affrontare il nuovo quadro globale».

I dati generali evidenziano però un gap ancora pesante rispetto ai dati pre-crisi: la produzione industriale accusa ancora un ritardo del 25% rispetto al 2009 e anche il tasso di disoccupazione resta elevato. Per recuperare il terreno perso l’Aib vuole spingere l’acceleratore sulla digitalizzazione, «indicando una guida chiara - spiega Bonometti - alle aziende meno strutturate, che non possono permettersi di partecipare alla rivoluzione 4.0 in prima linea».

© Riproduzione riservata