a data da cerchiare in rosso è dicembre 2017 quando Italo riceverà i primi quattro pendolini targati Alstom con l'obiettivo di ultimare, entro luglio, la consegna degli altri otto convogli. Ma intanto, ieri, le due società hanno svelato, nello storico stabilimento di Savigliano, gioiello della tecnologia made in Italy e della digitalizzazione ferroviaria, fondato nel 1853 e passato sotto le insegne di Alstom nel 2000 con l'acquisizione di Fiat Ferroviaria, il primo veicolo del nuovo treno a un anno dalla firma del contratto.
Evoluzione della famiglia del pendolino, il convoglio è totalmente “green” per via della completa riciclabilità dei materiali e del ridotto impatto ambientale, è lungo 187 metri con una configurazione a sette casse per 480 passeggeri e potrà viaggiare a 250 chilometri orari.
Il muso, con il caratteristico leprotto dorato, simbolo della società presieduta da Andrea Faragalli, ha una forma aerodinamica e avveniristica al tempo stesso ed è stato concepito per assicurare la massima protezione del conducente in caso di incidente.
«Con i dodici nuovi treni che si affiancheranno al parco già esistente - ha spiegato Gianbattista La Rocca, nominato da dopo una carriera interna all'azienda dove è stato anche responsabile del personale e delle operations - avremo a regime 88 servizi giornalieri, di cui 50 sulla dorsale dell'alta velocità con 20 collegamenti no-stop e il rafforzamento della frequenza sulla tratta Roma-Milano con un treno ogni trenta minuti sulla quasi totalità delle fasce orarie».
I nuovi convogli, costati 1,2 miliardi (manutenzione per 30 anni inclusa), saranno impiegati sulla direttrice Torino-Venezia e sull'asse tra Napoli, Roma e il nord-est, dove la società, forte degli effetti della ristrutturazione avviata nel 2015 dall'ex ad Flavio Cattaneo, è intenzionata a consolidarsi. I numeri, d'altro canto, sembrano confermare la svolta e Italo, dopo aver chiuso il semestre con 170 milioni di ricavi e un Ebitda sopra i 40 milioni, si avvia, come ha evidenziato Faragalli, «ad archiviare l'anno raddoppiando questi risultati» e con un leggero utile (2-3 milioni) dopo le tasse. E la quotazione? A stretto giro, non è nei piani. «Dal 2018, poi, faremo una riflessione - ha chiarito il presidente - che terrà conto delle condizioni di mercato e del quadro economico-finanziario dell'azienda». Per ora, dunque, la società si gode questo primo giro di boa grazie all'asse con i francesi che, come ha ricordato ieri l'ad di Alstom Ferroviaria e dg del “braccio” italiano, Michele Viale, hanno investito nel solo sito di Savigliano 36 milioni negli ultimi 5 anni e, nell'immediato, puntano sulla Turchia. «Per fine 2017 è attesa una gara per 80 convogli, è una opportunità a cui stiamo guardando».
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