Economia

Dossier La meccanica ritrova l’Italia

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    Dossier | N. 13 articoliIl barometro dell’economia

    La meccanica ritrova l’Italia

    Auto, ma non solo. A differenza del 2015, quando a trainare la meccanica italiana era stata quasi esclusivamente la ripresa a doppia cifra della produzione di quattroruote, il 2016 si chiude con progressi diffusi a più settori, anche se con valori assoluti non particolarmente brillanti. Una prima novità riguarda la ripresa del mercato interno nell’area dei beni strumentali. Dopo lunghi anni di stasi negli investimenti, che hanno portato il parco macchinari a superare i 12 anni di anzianità media, il massimo di sempre, per più settori sono finalmente visibili significative inversioni di rotta.

    Nel packaging, ad esempio, si segnala una crescita nazionale superiore al dieci per cento. Ma lo scatto più robusto e promettente è visibile nelle macchine utensili, che per il terzo anno consecutivo vedono le consegne interne crescere a doppia cifra. In valore assoluto si tratta di quasi 400 milioni di euro in più per i nostri produttori, oltre un miliardo di produzione aggiuntiva nel confronto con l’abisso del 2013.

    “Investimenti fermi da troppo tempo, con Industria 4.0 il salto in avanti”

    Fabio Storchi, presidente Federmeccanica 

    Risalita benefica, perché concretizzata proprio in coincidenza con il rallentamento del “motore” estero per la nostra meccanica, frenato in particolare dai Brics.

    «Se guardiamo i primi dieci mesi dell’anno – spiega il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi – vediamo per la meccanica un progresso limitato oltreconfine, appena lo 0,5%. Mentre la domanda interna cresce di tre punti, offrendo un sostegno alla produzione. Finora a ottobre l’output è cresciuto del 2,2%, pensiamo che il bilancio dell’anno sia vicino a questo dato».

    PRODUZIONE INDUSTRIALE/1
    Variazioni tendenziali. Dati grezzi

    Un passo superiore rispetto alla crescita media nazionale e che tuttavia è ampiamente deficitario se l’obiettivo è quello di chiudere in tempi rapidi il gap esistente rispetto al periodo pre-crisi. Dal primo trimestre 2008 ad oggi, infatti, la produzione metalmeccanica italiana ha accumulato un gap di oltre 26 punti: soltanto la Spagna (che però è in recupero deciso) ha fatto peggio. La media dei paesi Ue si trova appena otto punti al di sotto di quel livello, la Germania è invece già oltre.

    La sensazione dell’avanti adagio è visibile anche nel trend dei fallimenti (-7,9% per la meccanica nel 2016) e nelle stime di Anima, federazione della meccanica varia e affine, che per quest’anno ipotizza una produzione complessiva a quota 44,7 miliardi, in crescita dell’1% rispetto al 2015, progresso limitato in grado di far crescere solo marginalmente l’occupazione (+0,2%). Da segnalare una parziale ripresa nell’area di impianti e macchinari per edilizia, che si accompagna ai primi segnali di stabilizzazione nelle costruzioni. Non un rimbalzo, ma almeno la presenza nel corso dell’anno di cinque mesi positivi, in grado di interrompere la serie di segni meno nella produzione visibile da anni.

    PRODUZIONE INDUSTRIALE/2
    Variazioni congiunturali. Dati destagionalizzati

    Note positive continuano ad arrivare dall’auto, con la produzione nazionale a +7% nei primi dieci mesi e una stima di 700mila vetture per fine anno. Bicchiere mezzo vuoto, se pensiamo all’output del 2000, esattamente il doppio. Mezzo pieno guardando all’abisso del 2013 (388mila unità) e al trend degli ultimi anni: per trovare un dato migliore occorre tornare al 2007.

    La prima cartina di tornasole per capire come sarà il 2017 della meccanica è certamente nel trend degli investimenti. Il piano Industria 4.0, che prevede come arma principale un iperammortamento del 250% in grado di far risparmiare il 60% del costo di acquisto del bene, coinvolge in particolare l’area vasta della meccanica strumentale, che a sua volta attiva un ampio indotto di lavorazioni meccaniche e componentistica. «Gli investimenti stanno languendo da troppo tempo – spiega Storchi – e sono convinto che il salto in avanti questa volta ci sarà. Il piano del Governo va nella direzione giusta e dalle associazioni inizio a sentire valutazioni positive, gli ordini stanno arrivando, qualcosa si muove».

    All’ottimismo per il mercato interno si aggiunge poi l’ipotesi di un contesto internazionale meno avverso, con la possibile ripresa di alcune dei grandi “malati”. «Per il 2017 sono moderatamente ottimista – aggiunge Storchi – e penso che la crescita della meccanica possa essere superiore rispetto al risultato realizzato quest’anno. I centri di ricerca tedeschi vedono ad esempio per la meccanica una situazione in miglioramento ovunque, a partire dagli Stati Uniti. Se questo accade, e se Brasile e Russia si stabilizzano, come i dati di novembre paiono indicare, io credo che ci siano le premesse per fare bene. Naturalmente gli effetti della presidenza Trump si vedranno più avanti, quando le idee politiche si tradurranno in provvedimenti concreti. Ma al momento prendiamo atto del fatto che la locomotiva Usa sembra in fase di accelerazione».

    NOI E GLI ALTRI

    L’ipotesi di una crescita nell’ordine del 2-3% per la meccanica non risolve del tutto le difficoltà occupazionali, visibili nel 2016 con una crescita delle ore totali di cassa integrazione. «Tenendo conto dei guadagni di produttività prevedibili adottando nuove tecnologie – spiega Storchi – a questa velocità magari non perdi posti di lavoro ma difficilmente ne crei. Servirebbero tassi di crescita ben superiori. Io comunque resto ottimista, anche perché il rinnovo del contratto collettivo di categoria condiviso con tutte le sigle sindacali credo possa portare un clima migliore nelle fabbriche. È un accordo fatto per produrre e distribuire più ricchezza, che può contribuire ad innescare nel Paese un circolo virtuoso tra aspettative, fiducia e performance».

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