Economia

Almaviva, niente accordo. Chiude call center di Roma. Via a…

  • Abbonati
  • Accedi
NEGOZIATI FALLITI

Almaviva, niente accordo. Chiude call center di Roma. Via a 1.666 licenziamenti

Nessun accordo per la sede di Roma del call center Almaviva: è questo l’esito dell’incontro convocato in extremis dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda e dal viceministro, Teresa Bellanova, tra azienda e sindacati. Le lettere di licenziamento sono già partite, con il 30 dicembre come data indicata, e da lì non si torna indietro.

Si conclude così una vicenda in cui i lavoratori della sede romana nei giorni scorsi hanno sostanzialmente sconfessato le Rsu che all’unanimità hanno votato contro la proposta di mediazione del governo: 3 mesi in più di tempo (coperti da cassa integrazione), invece dei licenziamenti, per trovare una intesa basata su recupero della produttività e riduzione dei costi, come chiesto dall’azienda. Le Rsu della sede di Napoli hanno firmato. Quelle di Roma no. Un rifiuto, quello delle Rsu capitoline, arrivato anche dopo il placet dell’azienda come dei sindacati di categoria e dei leader nazionali di Cgil, Cisl e Uil – Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo – chiamati dal ministro Calenda al Mise, durante il negoziato, proprio per far capire a tutti che la trattativa meritava di andare ai massimi livelli.

E così la notte fra 21 e 22 dicembre - ultimo giorno utile per raggiungere l’accordo - con il no delle Rsu della sede di Roma ha determinato il destino di 1.666 lavoratori. Un finale non cambiato neanche dinanzi alla marcia indietro del sindacato, spinta evidentemente dalla reazione dei lavoratori davanti alla inevitabile prospettiva del licenziamento. La Slc Cgil ha indetto una consultazione martedì. In questi giorni Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno raccolto firme di lavoratori che chiedevano di trasformare il “no” in un “sì”.

Tutto inutile. Almaviva Contact ha del resto fatto muro contro la possibile riapertura della trattativa sulla sede di Roma. Una presa di posizione forte da subito ed esplicitata anche dopo la consultazione indetta dalla Slc Cgil fra i lavoratori della sede romana che, in maggioranza (590 “sì” e 473 contrari), hanno chiesto la riapertura del dialogo con l’azienda esclusivamente per firmare l’accordo proposto dal governo che invece non fu firmato.

Oggi alle 12 era stato convocato un nuovo tavolo al ministero dello Sviluppo Economico per cercare un’intesa che tuttavia è sfumata. I tecnici del ministero avevano proposto tecnicamente un’azione di adesione all’accordo di Napoli. «Purtroppo – ha spiegato il viceministro Teresa Bellanova – l’azienda ha avanzato difficoltà anche dal punto di vista della tenuta della procedura e, quindi, ha ribadito il mantenimento dell’accordo dei lavoratori di Napoli e il mancato accordo con Roma». Insomma, motivazioni di carattere legale e procedurale comunque ineludibili.

«#Almaviva profonda amarezza. Nonostante ultimo tentativo su Roma non si revocano licenziamenti. I lavoratori dovevano essere ascoltati prima», ha scritto su twitter lo stesso viceministro. «Non abbiamo colto la grande opportunità che il governo aveva dato di dare respiro e opportunità di lavoro a questa azienda», ha chiosato anche il segretario generale Fistel Cisl, Vito Vitale, ai microfoni del Tg1.

© Riproduzione riservata