Un altro tassello del puzzle. Benché alla soluzione della vertenza Alcoa di Portovesme manchino ancora parecchi passaggi, lo scenario che riguarda il futuro dello smelter comincia a delinearsi.
Primo passo l’accordo tra Invitalia e SiderAlloys – società svizzera con filiali in Asia, Nord e Sud America, Africa e che si occupa della commercializzazione di prodotti metallurgici e siderurgici – cui segue l’avvio della “due diligence” propedeutica alla formulazione di una proposta d’acquisto dello stabilimento che sino al 2012, nel Sulcis Iglesiente, produceva una media di 155mila tonnellate di alluminio primario assicurando occupazione a circa 900 persone tra diretti e indotto.
«La firma sull’accordo è avvenuta lunedì e ci dà modo di conoscere lo scenario che si sta delineando – spiega Rino Barca, segretario regionale della Fim Cisl –. Dopo il 16 gennaio arriveranno i tecnici per fare una serie di sopralluoghi nello stabilimento e altrettante verifiche degli impianti e una volta completata la due diligence si sarà una proposta d’acquisto certificata con tutti requisiti».
Piccoli passi di un cammino che sembra ancora lungo. All’orizzonte, infatti, c’è la cessione dello stabilimento e la dote economica ed energetica al gruppo interessato a rilevare lo stabilimento con lo scopo di rilanciare la produzione di alluminio primario. «La formula – prosegue il sindacalista – sarà quella del contratto di programma». Un passo avanti sembra riguardare anche la questione dei lavoratori che hanno perso gli ammortizzatori sociali. «Sappiamo che la Regione ha inoltrato tutto al Governo che ha acquisito i dati sia per il progetto di aria di crisi complessa per i circa 400 lavoratori tra diretti e indotto – argomenta – sia per coloro che hanno perso gli ammortizzatori sociali nel 2016. In campo poi c’è anche il progetto di politiche attive per i lavoratori che hanno perso la mobilità in deroga. Per loro è previsto un sussidio».
Davanti allo stabilimento che sino al 2012 produceva alluminio primario e aveva un fatturato che si aggirava «intorno ai 580 milioni di euro» resta il presidio a oltranza dei lavoratori che sperano in un riavvio degli impianti. A parlare di sfida straordinaria «che stiamo combattendo con tutte le armi possibili, anche grazie ai lavoratori di Alcoa che sono straordinari, non mollano e vogliono vedere l’impianto riaperto» è il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. «Per adesso – dice da Firenze – abbiamo bloccato il fatto che si smantellasse perché Alcoa avrebbe dovuto smantellare; noi abbiamo invece fatto un accordo con Alcoa che ci dà la possibilità di lavorare altri 12 mesi, di trovare acquirenti, di fare una due diligence, cosa che abbiamo fatto». Sollecita tempi rapidi perché «gli ammortizzatori sociali non possono rappresentare la soluzione a chi cerca lavoro e non assistenza» Raffaele Apetino, coordinatore nazionale siderurgia Fim-Cisl.
«Con la notizia dell'avvio della due diligence, si aggiunge un altro importante tassello nella complicata ricerca di una soluzione industriale alla drammatica vertenza dell'Ex-Alcoa di Portovesme per evitare lo smantellamento dello smelter, ormai fermo dal 2012».
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