Le aziende grandi stanno continuando a fare la loro parte, con investimenti stabili quando non addirittura crescenti. Da questo punto di vista c’è un trend abbastanza chiaro: si bilancia il nuovo con la riduzione degli impegni sui fronti Ict più tradizionali. Ma c’è una tendenza che nel digitale in Italia si sta facendo sempre più spazio. E che per caratteristiche e numeri può veramente cambiare in posittivo il verso della partita. A spingere sulla digitalizzazione l’ultimo anno sono state molte medie imprese. E il processo nel 2017 dovrebbe raggiungere un consolidamento.
È un segnale importante quello che arriva dalle ultime rilevazioni Assinform, condotte con la collaborazione di Netconsulting Cube. Un’indicazione che si associa a una dinamica del processo di digitalizzazione del Paese che nei numeri risulta essere più positiva del lento miglioramento del quadro macroeconomico: secondo le ultime rilevazioni di Assinform-Netconsulting Cube il mercato digitale italiano (informatica, telecomunicazioni e contenuti) crescerà dell’1,4% nel 2016 (a 65,79 miliardi di euro) e dell’1,6 % nel 2017 (a 65,83 miliardi). Dopo la svolta del 2015, che ha interrotto una fase negativa che durava da anni, il mercato digitale italiano sembra così entrato in un ciclo di crescita stabile.
«Il 2016 - afferma il presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania - è stato per il sistema delle imprese in anno di forte discontinuità. È successo quello che auspicavamo da molto tempo. E grazie a un lavoro congiunto fra Confindustria e Governo si è arrivati a Industria 4.0, che è un passaggio fondamentale». Per Catania, «il vero cambiamento si è avuto quando si è deciso di porre l’innovazione e il digitale in posizione centrale nell’agenda politica. L’ex premier Renzi e il ministro dello Sviluppo Calenda in questo hanno fatto un lavoro davvero rilevante».
Certo, non si tratta dei tassi di crescita tali da recuperare i ritardi accumulati negli anni. Ma i segnali sono buoni, soprattutto in considerazione del fatto che anche in Italia la domanda digitale sta cambiando e appare spinta dalle componenti più legate all’innovazione di processi, servizi, prodotti. E così, contenuti e pubblicità digitale continueranno a crescere bene (+7% a 10.372 milioni di euro), ma miglioreranno ancora le performance di mercato dei servizi Ict (+2,9% a 10.878 milioni), del software e delle soluzioni Ict (+5,1% a 6.577 milioni) e rimarrà anche in moderata ripresa il rimanente comparto dei dispositivi e sistemi (+0,6% a 17.208 milioni).
Andando poi più in profondità rispetto ai macrocomparti, si arriva poi dritti ai veri protagonisti del mercato: cloud e IoT. Sia per il 2016 sia per il 2017, il cloud cresce a tassi del 26%, l’IoT del 17%, il mobile business di oltre il 13% e le soluzioni per la sicurezza del 5%. Dispositivi e sistemi poi risentono positivamente, dal canto loro, dall’aumentata domanda di componenti in banda larga e ultralarga. L’ambito consumer continua a dare soddisfazione, anche perché stanno prendendo sempre più piede nuovi servizi (dall’internet banking all’e-commerce) e canali di svago (i social su tutti). Meno dinamica la Pa.
In questo quadro va però letta, positivamente sia per le cause sia per gli effetti, l’aumentata attenzione delle medie imprese, che ora hanno iniziato ad affiancarsi alle grandi in chiave di trasformazione digitale della propria attività. È positiva perché converge con il progresso e le opportunità offerte dal cloud (abbattimento delle barriere d’accesso a nuove applicazioni e pay per use delle risorse). È però un trend favorevole anche perché tramite le relazioni di filiera (fornitori) può contribuire a smuovere le resistenze alla digitalizzazione della piccola impresa.
«Il cambiamento - spiega Agostino Santoni, presidente Assinform, associazione industriale che si occupa di digitale e Ict - è reale e si va ora estendendo alla media impresa. Ma è ancora molto al di sotto delle soglie d’opportunità del Paese. Va assecondato ed esteso e le priorità sono note. Attengono ad una ancora maggiore diffusione della banda larga, alla rivitalizzazione della Strategia Digitale in tutte le sue componenti, dall’Anagrafe Unica alla Sanità Digitale, alla Scuola. E poi è importante coinvolgere, nel territorio, il maggior numero di soggetti nei programmi Industria 4.0 e creare nuove competenze digitali, da intendersi anche, se non soprattutto, come capacità di interpretare e concretizzare in chiave imprenditoriale i vantaggi del digitale».
Concorde Cristiano Redaelli, presidente di Anitech, l’associazione confindustriale che si occupa di Ict, come Assinform. «Le prospettive sono positive. È particolarmente interessante lo scenario che si è aperto con Industri 4.0. Ora bisognerà stare attenti a non perdere questa occasione».
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