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Così la burocrazia frena la diffusione della banda ultralarga

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Così la burocrazia frena la diffusione della banda ultralarga

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Nella diffusione della banda ultralarga c’è un ritardo da colmare rispetto alla Ue. E se qualcosa si sta facendo, è altrettanto vero che si va avanti appesantiti da zavorre. Il colpevole, segnalato dal Mise, è riportato nero su bianco dalla Corte dei Conti: «I tempi eccessivamente lunghi per il rilascio dei permessi da parte degli enti proprietari (Comuni, Province, Anas e Rete ferroviaria italiana) delle aree interessate dalla realizzazione delle nuove infrastrutture».

La relazione della Corte dei Conti, “Il finanziamento degli interventi infrastrutturali per la banda larga 2007-2015”, è una fotografia in cui si notano sprazzi di luce, ma anche ombre. A essere presa a esame è l’attività del ministero dello Sviluppo economico, e della sua società Infratel, per le infrastrutture a banda larga nelle zone a fallimento di mercato. Al centro della valutazioni della Corte sono finiti anche il Piano e la Strategia per la banda ultralarga, eredità del governo Renzi.

Prendendo a esame un arco di tempo abbastanza ampio, (2007-2015) la relazione evidenzia inevitabilmente una duplice situazione: da una parte la copertura sostanzialmente completa per la banda larga, con l’intervento pubblico che ha contribuito «a ridurre il digital divide» sceso dal 15% del 2005 all’1,03% del 2015; dall’altra i ritardi sulla fibra ottica. La Corte del Conti esprime comunque «un giudizio positivo» sugli interventi per la «banda ultralarga che, seppure iniziati in ritardo, hanno di recente ricevuto un notevole impulso, essendo stati emanati bandi di gara per la concessione di costruzione e gestione di tali infrastrutture per 2.200 milioni circa».

Resta il neo di una burocrazia che blocca gli ingranaggi, con il ritardo sul rilascio del permessi dove a incidere, secondo Infratel, «non sono tanto i tempi medi di rilascio dei permessi, ma singoli casi di durata eccessiva dei procedimenti che da soli possono comportare gravi ritardi di realizzazione di interi tratti di rete». Altri ritardi sono poi dovuti «a contenziosi instaurati dalle imprese partecipanti alle gare d’appalto o dai proprietari delle aree interessate dai lavori di scavo, all’erogazione discontinua delle risorse finanziarie e, infine, alla realizzazione di opere originariamente non programmate». La Corte raccomanda dunque «di mettere in atto ogni opportuna misura per stimolare sia gli enti proprietari sia le imprese, tenute, per contratto, a curare le richieste dei permessi, affinché siano ridotti i relativi tempi». Tirata d’orecchi invece sul Sinfi, il catasto nazionale delle infrastrutture: «Si raccomanda a Infratel l’avvio concreto del sistema in tempi rapidi e al Mise di vigilare».

«Sono molto grato alla Corte dei Conti – commenta il sottosegretario alle Comunicazioni , Antonello Giacomelli – per l’intervento sugli ostacoli alla banda ultralarga. Abbiamo esaminato la situazione nel Cobul di alcune settimane fa. Il tema è molto serio e riguarda non solo aspetti burocratici ma anche la ritrosia ad accettare le norme più recenti che velocizzano i percorsi. Subito dopo ho scritto a enti locali e sovrintendenze per chiedere di intervenire e rimuovere gli ostacoli che rallentano il Piano. Nelle prossime settimane registreremo le risposte e valuteremo tutte le iniziative da assumere, in ogni sede».

Nel frattempo si guarda agli sviluppi sulle gare Infratel per la banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato. Nella prima, per sei regioni, si attende la graduatoria definitiva, dopo che la provvisoria ha visto prevalere OpEn Fiber (Enel-Cdp) con offerte però ritenute anomale. Il 20 febbraio dovranno arrivare le offerte per il secondo bando riguardante 10 Regioni e la Provincia di Trento.

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