Dai residui industriali della raffinazione della bauxite un’opportunità. Perché, «con gli opportuni trattamenti», anche il materiale normalmente destinato alla discarica, può diventare una risorsa. Il progetto, già brevettato, parte dalla Sardegna ma è destinato al panorama industriale metallurgico internazionale. I tecnici e i ricercatori della Ecotec, azienda operante nel polo industriale di Macchiareddu (a una ventina di chilometri da Cagliari) ci hanno messo cinque anni prima di arrivare a far funzionare il sistema che permette di riutilizzare i fanghi rossi ottenuti dall’estrazione dell’allumina dalla bauxite secondo il processo Bayer.
Materiale che in Sardegna, soprattutto a Portovesme (all’ Eurallumina), non manca. Non a caso, il progetto che potrebbe diventare una risorsa importante per rilanciare il settore metallurgico e, quindi, la filiera dell’alluminio in cui produzione e recupero degli elementi residui viaggiano assieme limitando al massimo il conferimento in discarica il cosiddetto «zero waste».
«Con il nostro progetto – spiega Aldo Imerito, fondatore e guida della Ecotec, attiva nell’isola da 27 anni nel campo della ricerca con una settantina di dipendenti e commesse per grossi gruppi internazionale - siamo in grado di recuperare il 100 per cento degli elementi presenti nei fanghi rossi». Che sono poi allumina, ferro, titanio, scandio e terre rare.
«Un risultato che si ottiene attraverso due tecnologie, sinergiche tra loro, quella pirometallurgica e quella idrometallurgica – spiega -. Con la prima, attraverso l’utilizzo di un forno al plasma termico, si ha una fusione riduttiva del Fango Rosso , con la quale si ottiene un ferro rispondente alle caratteristiche di qualità richieste dalle acciaierie ed una scoria in cui si concentrano tutti gli altri elementi valorizzabili. Dalla scoria, attraverso un procedimento idrometallurgico, si ottengono gli altri componenti allumina, titanio, scandio e terre rare nelle caratteristiche di qualità richieste dal mercato».
Il progetto non si ferma solo ai prototipi e all’impianto pilota costruito a Macchiareddu ma ha anche un programma operativo: un business plan per un investimento da 20 milioni di euro «ammortizzabile in cinque anni». «L’impianto prevede la lavorazione 25 mila tonnellate annue che, e una volta a regime potrebbero diventare 100mila». Un’idea applicabile sia sia in Sardegna sia all’estero. «È una sfida importante – spiega ancora Imerito – un progetto da sogno, capace di cambiare il modo di fare industria, recuperando tutto ciò che si può, rispettando l’ambiente, riducendo o eliminando quasi del tutto il conferimento in discarica. In questo modo il Fango Rosso da rifiuto è diventato una risorsa. è quindi un esempio di completa attuazione della cosiddetta economia circolare».
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