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Ilva, Cgil risponde ad Arcelor Mittal: «No a ridimensionamento…

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Ilva, Cgil risponde ad Arcelor Mittal: «No a ridimensionamento fabbrica»

No all’Ilva che rinuncia al riavvio dell’altoforno 5 di Taranto e no alla cassa integrazione per quasi 5mila unità perché configura un rischio esuberi: Fiom e Cgil lanciano due moniti ai commissari dell’azienda, al Governo ma anche ad uno dei potenziali acquirenti, Arcelor Mittal, che ha appunto escluso la ripartenza dell’altoforno 5. Per il segretario generale Susanna Camusso, «il timore di un’Ilva ridimensionata esiste per il fatto che in questo momento c’è grande incertezza. Non si può accettare un’offerta o una prospettiva di nuovi acquirenti che abbiano a mente un ridimensionamento della fabbrica. Inoltre, lo stop del gip di Milano non può significare assenza delle risorse e blocco della bonifica: se la Magistratura, col suo lavoro, determina un’altra scelta, le risorse allora ce le metta il Paese».

E Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom, aggiunge: «È molto indicativo che Arcelor Mittal non voglia ammodernare l’altoforno più grande dello stabilimento, quello che produce il 40%, dicendo che rifarlo costa troppo. Ma senza altoforno 5 come pensa Arcelor Mittal di riportare il siderurgico di Taranto in una condizione di efficienza e competitività? L’idea di fondo di Arcelor Mittal – conclude – è produrre sfruttando l’esistente, con 6 milioni di tonnellate a Taranto e altri 2 milioni trasferiti dai siti francesi sotto forma di semilavorati».

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