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La scarpa iperleggera di Reebok ha radici a Barletta

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La scarpa iperleggera di Reebok ha radici a Barletta

Una safety shoe leggera, meno di 400 grammi, con suola modificata che “resiste” agli idrocarburi, traspirante, a prova d'urto. Si chiama XL-Extra Light, il nuovo top compound di scarpa di sicurezza sviluppato a Barletta che sarà lanciato con il marchio Reebok Work nella primavera di quest’anno. Dietro XL vi è il lavoro e la ricerca di Perf (product performance passion)-Italia, un team di 15 persone attivo dal 2013 nel distretto calzaturiero di Barletta, che ha ideato, realizzato e certificato una suola superleggera resistente agli idrocarburi, antiscivolo.

«In Europa non c’è niente di similw», dice Maurizio Corallo, ceo di Perf-Italia srl, filiazione del gruppo Perf che ha stretto un accordo di esclusiva per la commercializzazione e lo sviluppo di nuove collezioni e tecnologie a marchio Reebok Work (settore calzature di sicurezza). Le nuove linee, chiamate Perf Gravity e Reebok Exclite 4.0 XL, «supereranno la barriera dei 400 grammi», promette Corallo, che ha all’attivo esperienza in Cofra, azienda storica del settore.

Insieme allo sviluppo di tecnologie dei materiali esclusive per Rahman – gruppo multinazionale produttore di Dpi (Dispositivi di protezione individuale) per 4 milioni di paia l’anno distribuite in tutto il mondo, fatturato consolidato 2015 di circa 250 milioni di euro e di cui Perf fa parte - il team barlettano ha anche concluso accordi con partner di tecnologia e branding sulle suole come Vibram, azienda italiana leader nel mondo per la produzione di suole in gomma. Ed è diventato anche il centro di sviluppo di tutte le collezioni di tutti i brand del gruppo Rahman. Il caso Perf Italia è un altro esempio di evoluzione di Tac 3.0 perché il distretto del calzaturiero barlettano è riuscito, dopo 20 anni ed una ristrutturazione durissima che ha lasciato sul terreno aziende e lavoratori, ad innovare prodotti e processi passando dalle scarpe in pelle/gomma alle safety shoes fino a diventarne leader europeo con una decina di grosse aziende che raggiungono un fatturato vicino ai 200 milioni annui.

Insomma è stata lasciata ai paesi del far East la produzione, a costi bassissimi, di scarpe per il tempo libero e lo jogging e ci si è concentrati su innovazioni di processi e di prodotto, tagli robotizzati, vulcanizzazione con materiali sofisticati e performanti, elevati standard di qualità, tantissima ricerca e sviluppo e molta IT, come per la Base Protection, altra azienda innovativa del distretto, che ha adottato una piattaforma cloud specifica per la comunicazione tra impianti periferici ed uffici di R&S.

Innovazione ed investimenti hanno pagato e pagano, specie all’estero. Così nei primi sei mesi del 2016(dati CoewbIstat elaborati da Assocalzaturifici), il polo di Barletta, capace di produrre l’80% del totale nazionale di safety shoes, ha incrementato i flussi esteri, rispetto allo stesso periodo del 2015, del 33,4% nel Regno Unito, del 21,9% in Albania,del 16,2 % in Belgio, del 25,6% in Romania, dell’8,1% in Turchia. «Venti anni dopo -spiega Michele Piazzolla, presidente della sezione calzaturieri Bari-Bat (quasi 20 associati) – ha perso chi è stato miope e ha vinto chi si è messo in gioco. E oggi la nuova sfida è la scarpa tecnica dal design moderno e da calzare pure nel tempo libero».

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