L'agricoltura è un settore “resiliente”. Che ha resistito meglio di altri settori alla crisi e che ora sta mostrando un'elasticità maggiore nel rispondere alle nuove sfide. Un discorso valido in assoluto ma ancora più evidente se riferito alle regioni del Mezzogiorno d'Italia. È questo il quadro emerso oggi pomeriggio alla presentazione, a Roma alla Camera dei Deputati, del Rapporto sull'Agricoltura del Mezzogiorno realizzato da Svimez e Ismea. “Agricoltura e Mezzogiorno sono due parole chiave per il futuro del Paese – ha detto la Presidente della Camera, Laura Boldrini – perché sarà difficile avere una ripresa economica in Italia senza il coinvolgimento del Mezzogiorno e dell'agricoltura meridionale che ne è un tassello fondamentale”.
Crescono Pil, export ed occupazione
Il comparto agricolo meridionale ha resistito alla fase più acuta della crisi e ora sta mostrando importanti segnali di risveglio. “Per la prima volta dopo molti anni - ha detto il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello - nel 2015 il Pil complessivo del Sud (+0,8%) è cresciuto più di quello delle regioni del Centro-Nord (+0,5%). E protagonista di questa crescita è stata l'agricoltura che nel Mezzogiorno è aumentata di ben il 7,3% contro il +1,6% registrato al Centro-Nord”.
Nel 2015 il valore aggiunto agricolo ha superato quota 33 miliardi di euro. Un traino importante è venuto dalle esportazioni che hanno raggiunto complessivamente quota 36,8 miliardi grazie al contributo dei prodotti agricoli meridionali le cui vendite all'estero sono aumentate del 15,5% rispetto al +9,6% di quelli dei prodotti del Centro-Nord. Ma forse il dato più significativo è quello relativo all'occupazione in agricoltura che a fronte di un progresso a livello nazionale del 2,2% nel 2015 è aumentata dello 0,4% al Centro-Nord e del 3,8% al Sud. “E sempre sotto il profilo occupazionale – ha aggiunto il direttore generale di Ismea – vanno ricordati la crescita record delle imprese fondate da giovani, ovvero condotte da imprenditori under 40, e l'escalation a partire dal 2009 delle iscrizioni alle facoltà di Agraria del Sud”.
Un “ritorno” di attenzione per il Sud
Dati indubbiamente positivi e che sono alla base di un “ritorno” di attenzione nei confronti dell'economia meridionale. “Per consolidare questi positivi risultati – ha aggiunto il presidente di Svimez, Adriano Giannola – occorre adesso un masterplan per il Mezzogiorno, una strategia che metta insieme diversi tasselli. Perché la produzione agricola del Sud deve essere affiancata da un vero tessuto agroindustriale e poi è imprescindibile un cambio di passo sul fronte infrastrutturale. A cominciare dai porti. Perché, ad esempio, non trasformare il porto di Taranto in un vero e proprio hub per le esportazioni agricole del Mezzogiorno?”.
Restano da sciogliere i nodi criminalità e burocrazia
I dati positivi sulla ripresa della produzione agricola nelle regioni meridionali non deve però far scemare l'attenzione su quelli che restano “le precondizioni per lo sviluppo – ha aggiunto il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino -. Per trasformare i pur positivi dati congiunturali in qualcosa di più stabile non si può prescindere dall'affrontare i nodi della criminalità organizzata e della burocrazia asfissiante. Senza ridurre le pressioni sulle imprese che vengono da questi due ambiti diventa davvero difficile uno sviluppo che non sia episodico”.
Da ammortizzatore a opportunità
Pur nella consapevolezza dei problemi ancora da risolvere, tuttavia, non va ridimensionata la portata dei dati. In particolare le positive cifre relative alla crescita dell'occupazione e delle imprese under 40. Numeri che mostrano come l'agricoltura sia sempre meno vissuta come un ripiego, un ammortizzatore, e sempre più come un'opportunità reale. “Da uomo del Nord - ha concluso il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina - riconosco che quella dello sviluppo del Mezzogiorno è una fondamentale questione nazionale. Nella quale l'agricoltura può svolgere un ruolo importante. Nella nostra legislatura abbiamo rimesso l'agricoltura al centro del dibattito ma molto resta ancora da fare. Bisogna favorire al Sud un tessuto agroindustriale, accompagnare una multifunzionalità declinata in termini nuovi rispetto al passato e promuovere la cooperazione organizzata. Avendo in mente un concetto chiaro: le imprese non devono semplicemente diventare più grandi ma non devono restare sole. Occorre sviluppare le reti di impresa perché senza una produzione e un'offerta organizzata si è semplicemente più deboli. E questa è una priorità dell'agricoltura del Mezzogiorno”.
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