
L’Istat rivede le stime preliminari e registra per gennaio di quest’anno una ripresa dell’inflazione dell’1% su base annua, rispetto alle previsioni del +0,9% di inizio febbraio. L’indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic), al lordo dei tabacchi, ha invece registrato a gennaio un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente. Trieste e Bolzano sono le città dove il rimbalzo dei prezzi è più evidente mentre in coda sono Bologna e Roma.
Il rialzo dell’inflazione è dovuto, dice l’istituto nazionale in una nota, alle componenti merceologiche i cui prezzi presentano maggiore volatilità. Anche se a gennaio sono segnalati cenni di ripresa della domanda di prodotti di largo consumo.
Perché l'inflazione è da tenere d'occhio
In particolare c’è stata una netta accelerazione della crescita tendenziale dei beni energetici non regolamentati (+9,0%, da +2,4% del mese precedente) e degli alimentari non lavorati (+5,3%, era +1,8% a dicembre), cui si aggiunge il ridimensionamento della flessione dei prezzi degli energetici regolamentati (-2,8%, da -5,8%). A gennaio, infatti, la cosiddetta «inflazione di fondo», al netto degli energetici e alimentari freschi, rallenta, seppur di poco, portandosi a +0,5%, da +0,6% del mese precedente; al netto dei soli Beni energetici, invece, si porta a +0,8% (da +0,7% di dicembre).
Su base annua la crescita dei prezzi dei beni accelera in misura significativa (+1,2%, da +0,1% di dicembre) mentre quella dei servizi rallenta (+0,7%, da +0,9% del mese precedente). Di conseguenza, rispetto a dicembre, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni torna negativo dopo 46 mesi portandosi a meno 0,5 punti percentuali. L’inflazione acquisita per il 2017 risulta pari a +0,7%. Da segnalare il balzo del cosiddetto carrello della spesa, con gli aumenti triplicati in un mese: per i beni alimentari, la cura della casa e della persona i rincari sono dell’1,1% a gennaio su base mensile e dell’1,9% su base annua (era +0,6% a dicembre). Aumenti ancora più consistenti toccano i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto che salgono dello 0,9% in termini congiunturali e registrano una crescita su base annua del 2,2%, dall'1% del mese precedente.
Maltempo, prezzi verdure alle stelle
A spingere l'inflazione è l'aumento record del 20,4% dei prezzi dei vegetali freschi e del 7,3% della frutta rispetto allo stesso mese dello scorso anno per effetto del maltempo che con gelo e neve ha decimato le coltivazioni agricole. «L'aumento dei prezzi ortofrutticoli a gennaio è consistente pure rispetto a dicembre con un rincaro del 14,6% anche se - sottolinea la Coldiretti - nel mese di febbraio si sta registrando un rapido ritorno alla normalità nei mercati. Con l'andamento dell'inflazione a gennaio sono stati stravolti i consumi alimentari degli italiani con un balzo negli acquisti del 14% di carne bovina, del 10% di salumi e dell'8% di carne di maiale».
Trieste e Bolzano sono le città con i prezzi più “caldi”: rispettivamente 2,2% e 2,1% su base annua. Seguite da Trento (1,5%) e Bari (1,4%). In coda alla classifica dei capoluoghi, a Bologna l’inflazione è solo 0,6%, a Roma e Ancona 0,7%.
Gennaio 2017, graduatoria delle variazioni percentuali tendenziali e variazioni congiunturali (Fonte: Istat)
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