Un leggero calo delle quantità contrattate, con pesanti penalità per chi supera il tetto, e un capitolato ad hoc per il prodotto biologico. Sono i punti qualificanti del nuovo accordo quadro sul pomodoro per il Nord Italia che agricoltori e industria di trasformazione hanno firmato giovedì a Parma, rinviando invece a martedì prossimo la definizione di un prezzo di riferimento per il 2017.
Dopo un lungo braccio di ferro nella trattativa che lunedì scorso aveva portato a una nuova fumata nera, i rappresentanti dei produttori - Apo Conerpo, Ainpo, Asipo e Apol in prima fila - e delle imprese conserviere (Aiipa e Confapi) hanno raggiunto infatti una prima importante intesa sulla programmazione, fissando una fascia di neutralità produttiva di 2,4-2,5 milioni di tonnellate (nel 2016 era di 2,35-2,55 milioni). Le quantità di pomodoro contrattato saranno invece pari a 1,7 milioni di tonnellate: poco meno dell’anno scorso, ma con l’incognita circa l’operatività di due grosse aziende in crisi - Copador e Ferrara Food - che da sole valgono quasi 400mila tonnellate. Oltre la soglia di 1,7 milioni, per ogni tonnellata in più prodotta le Organizzazioni di produttori (Op) pagheranno comunque una penalità di 20 euro. Un disincentivo concordato tra le parti proprio per evitare surplus che potrebbero provocare il crollo dei prezzi.
Un accordo quadro d’area, dunque, senza un prezzo di riferimento che peraltro è atteso dopo la riunione - lunedì - degli organi sociali delle quattro principali Op. La base di partenza (prezzo reale applicato nel 2016) è di 82,95 euro a tonnellata. Che quasi sicuramente sarà rivista al ribasso, visto che «gli spagnoli - osserva Bruna Saviotti, responsabile del Gruppo pomodoro di Aiipa - in Andalusia hanno chiuso a 72 euro, in Portogallo a 74, in California a 60 dollari». La parola d’ordine, del resto, è «meno pomodoro, più qualità». Confermata dall’aumento delle semine a biologico, che per ora al Nord interessano 1.800 ettari, per una produzione di 90mila tonnellate. Non a caso il pomodoro bio, che l’anno scorso è stato pagato intorno a 130 euro, da quest’anno viene disciplinato con regole più stringenti con l'accordo quadro.
Intanto, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, a un question time alla Camera si è soffermato sull’importanza dell’origine del pomodoro. «Puntiamo a raggiungere l’obiettivo della piena tracciabilità anche per i concentrati - ha detto -. Al momento le importazioni non sembrano condizionare le nostre superfici investite a pomodoro destinato a pelati, polpe e concentrati, stabilizzate negli ultimi anni a 70mila ettari».
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