Dimenticate Cape Town: la meta turistica, la più antica città del Sudafrica, multietnica e diversissima, l’indirizzo intessuto di storia sovrapposta. Questo viaggio guarda più lontano. Parte da Johannesburg ma abbraccia Pretoria e Soweto. Sfiora la storia recente, triste e sanguinosa compiuta in quei 200 metri di strada che insistono sulla Vilakazi Street, il teatro dell’assassinio dello studente Hector Pieterson, dell’arresto di Nelson Mandela e Desmond Tutu. Rimbalza in Germania, a Monaco di Baviera, nelle stanze di comando del Bmw Group, frequentatore quarantennale di quelle latitudini nonché pioniere della sostenibilità ambientale e sociale e dei criteri Esg (environment, sustainability, governance). Questo viaggio diventa così un percorso virtuoso e di speranza, simile a quello recentemente indicato dalle Nazioni Unite al Cop 22, con cui condivide gli impegni sulla riduzione dei gas serra (2018) e del Green climate fund (2020).
Il traguardo strategico Bmw è fissato al 2020, quando, promettono, le emissioni di CO2 dell’intera flotta europea scenderanno del 50% rispetto al 1995. In quella data scarti, energia, acqua e solventi utilizzati per ogni vettura prodotta verranno ridotti del 45% rispetto al 2006, e gli impiegati e la società saranno sempre più al centro del progetto. Inserito dal 1999 nel Dow Jones Sustainability Index, leader ancora nel 2016 fra i marchi premium, il costruttore bavarese vuole consolidare l'impegno assunto oltre 40 anni fa che lo vede protagonista di una penetrazione responsabile nei gangli ambientali e sociali del territorio sudafricano. Qui ci sono malattie molto diffuse, solo l’Aids incide sull’11% della popolazione (circa sei milioni di persone), e molta povertà.
Tutto ruota intorno all’impianto industriale di Rosslyn, sobborgo di Pretoria, dove la fabbrica è in funzione dal 1973, l’anno in cui le Nazioni Unite rendono la segregazione razziale, l’apartheid, un crimine contro l’umanità. Fin dal primo momento il complesso industriale è il punto di riferimento per i dipendenti. Con il salario garantito si offre l’occasione per il riscatto sociale, con il programma sanitario gratuito si tutela la salute dei lavoratori nell’ambulatorio aperto 24 ore su 24: ci lavorano due medici, otto infermieri specializzati, poi a rotazione dentisti, fisioterapisti, dietologi.
Rosslyn è la prima fabbrica Bmw nata fuori dai confini tedeschi. Insieme agli uffici di Gauteng, l’edificio è il primo d’Africa certificato con le 5 stelle del Green building rating, l'intera area industriale oggi soggetta a una profonda trasformazione è il fiore all'occhiello delle politiche virtuose. Se il consumo odierno di energia è già sceso del 36%, quello dell'acqua del 31%, i residui del 79%, portando anche a complessivo risparmio di 158 milioni di euro nei costi di produzione, entro l'estate la superficie aumenterà del 50%, da 17mila a 26mila metri quadrati, incrementando efficienza e sostenibilità con oltre 300 robot di nuova concezione.
Già ora l’approvvigionamento di un terzo del fabbisogno proviene da energia rinnovabile, circa 30 Megawatt di energia pulita è fornita dal provider locale Bio2Watt grazie alla partnership decennale siglata nel 2015. L’impianto, costato 130 milioni di euro, produce energia rinnovabile al 100% ricavata dai biogas degli escrementi animali, che alimentano un motore in grado di generare corrente elettrica. Per avviare la produzione ci sono voluti 8 anni, l’intervento “politico” di Bmw e oltre 1.500 pagine di documentazione, più di 8 milioni di Rand (circa 550mila euro) in parcelle legali. In Sudafrica il sole abbonda tutto l’anno, è l’ideale per promuovere l’utilizzo di vetture elettriche grazie anche alle stazioni di ricarica Solar Carport: gazebo i cui pannelli fotovoltaici ricaricano l'auto tramite Bmw i Wallbox.
L’elettrificazione è un tema centrale di riscatto specie in città caotiche come Johannesburg, una delle metropoli più trafficate al mondo, tanto che nel 2015 è stato firmato un memorandum d’intesa con Nissan al fine di realizzare stazioni di ricarica a Città del Capo e la scorsa estate una piccola flotta di Bmw i3 e Nissan Leaf hanno contribuito alla sperimentazione di Uber Green. Tuttavia la corrente elettrica e soprattutto la sua assenza in intere aree rappresenta un tema più che urgente: basti pensare che spesso nelle bidonville le lampade sono ancora alimentate a cherosene, contribuendo così a spegnere la vita sociale e finanche lo studio. È quanto emerge dai dati raccolti e diffusi da Bmw Academy of excellence che aiuta la scuola di Soshanguave con fondi e interventi diretti, come l’installazione di lampade a basso consumo per prolungare l’orario di studio e accendere una luce sul futuro delle generazioni che verranno.
© Riproduzione riservata