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Dossier Le relazioni che generano valore

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    Dossier | N. 8 articoliRapporto Sviluppo sostenibile

    Le relazioni che generano valore

    Ben oltre la filantropia e la Csr. La crisi dei modelli tradizionali e la maggiore sensibilità dei consumatori spingono le aziende a rivedere al cuore il modo in cui vengono generati beni e servizi. A cominciare dalle relazioni, all’interno dell’azienda e all’esterno in tutta la filiera: fornitori, clienti e comunità locali.

    «Il nostro impegno è coerente con una delle caratteristiche dell’azienda: è multistakeholder – spiega Maria Luisa Parmigiani, responsabile sostenibilità di Unipol- e quindi adottiamo una logica di profondo engagement a tutti i livelli». A partire dagli utenti della società quotata, cioè piccole e medie imprese e lavoratori. «I bisogni di sicurezza possono variare, per questo abbiamo diversi consigli regionali» aggiunge Parmigiani, che sta lavorando al bilancio integrato Unipol, il primo in linea con i criteri Esg. Il coinvolgimento è esteso anche agli agenti, con i comitati di prodotto in un’ottica di co-progettazione.

    In modo simile Cometa, il fondo di pensione complementare dei metalmeccanici, cura il proprio portafoglio investimenti e lo fa sulla base dei principi degli investimenti responsabili dell’Onu. A tutela dei propri stakeholder. «Per esempio se un’azienda non rispetta l’ambiente per noi non ha senso investire, perché come ha mostrato il caso Volkswagen questo è un elemento di vulnerabilità. I fattori extrafinanziari concorrono quindi al rating di un’impresa» spiega il direttore generale Maurizio Agazzi.

    Sul versante esterno all’azienda, fondamentale è la gestione della catena di fornitura. La strage di Dacca, per esempio, ha segnato uno spartiacque per l’industria del tessile e della moda. Nonostante fosse nota la situazione del Bangladesh, nel 2013 il crollo di una fabbrica della capitale (che costò la vita a 1.130 persone) pose davanti agli occhi di milioni di consumatori le condizioni di produzione degli abiti che indossiamo. Da allora numerosi aziende come Benetton - che pure dal 2011 aveva adottato un codice di condotta - si sono impegnate con diverse iniziative come la firma dell’Accord on fire and building safety.

    «Oggi la complessità della realtà economica spinge gli imprenditori a valorizzare i capitali di cervelli che ci sono in azienda, nella consapevolezza che ci sia valore nascosto. E che l’ancoraggio interno, la fiducia sono fondamentali nei momenti di turbolenza di mercato - spiega Domenico Sturabotti, direttore di Symbola -. Questo vale anche all’esterno: mentre prima era prevalente un modello estrattivo, ora l’azienda intuisce che è meglio prendersi cura del contesto, fertilizzarlo. A vantaggio di tutti».

    Cresce anche l’attenzione rivolta al welfare aziendale, con migliaia di aziende attive su questo fronte. E soluzioni diversificate. Come l’Accordo per lo sviluppo dell’azienda e della persona in DiaSorin. Prevede un premio di seimila euro in tre anni, legato al raggiungimento di quattro obiettivi: qualità, produttività, sicurezza sul lavoro e fatturato. E ulteriori 864 euro nel triennio per assistenza sanitaria integrativa per uno dei familiari, oppure previdenza integrativa, sostegno alla formazione e all’istruzione per sé o per i figli.

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