Aprirà entro la prossima primavera alle porte di Bologna il primo impianto produttivo di micro-bioplastica, 15 milioni di euro di investimento per 3.700 mq di stabilimento su 30mila mq di area industriale. Ma non sono i numeri a spiegare l’importanza del progetto industriale annunciato oggi da Bio-on a Castel San Pietro Terme, bensì il fatto che la fabbrica che entrerà in produzione entro la prossima primavera sarà il primo impianto al mondo di micro-perline bio per l’industria cosmetica: un business (e un dramma) planetario da miliardi di euro. Perché le polveri plastiche ottenute dal petrolio che entrano come addensanti e stabilizzanti in rossetti, creme, smalti, shampoo, dentifrici sono talmente sottili da non poter essere filtrate e finiscono nei fiumi e nei mari in pasto ai pesci e da qui nei nostri piatti. Sono altamente inquinanti e, ancor peggio, cancerogene. Tanto da essere state inserite tra le priorità della campagna di sensibilizzazione “Clean Seas” delle Nazioni Unite e bandite già in Usa, Canada e Gran Bretagna.
«Oggi posiamo la prima pietra di una fabbrica che sarà insieme laboratorio di ricerca, stabilimento produttivo e scuola. Non puntiamo a fare grossi volumi, ci fermeremo a mille tonnellate di PHAs (poliidrossialcanoati, un biopolimero naturale ecosostenibile ottenuto da scarti agricoli, al 100% biodegradabile e con prestazioni identiche al derivato del petrolio) ma qui fisseremo lo standard mondiale per la produzione di microperline Minerv Bio Cosmetics», spiega Marco Astorri, presidente e ceo di Bio-on Spa, l’ “intellectual property company” bolognese protagonista della rivoluzione verde della chimica. Che per crescere il più velocemente possibile darà poi in licenza alle multinazionali la produzione del biopolimero, previo “addestramento” nel sito di Castel San Pietro Terme.
Si prevede l’assunzione di una quarantina di persone nel nuovo stabilimento, che sorge lì dove Granarolo fino a sette anni fa produceva yogurt (sempre di fermentazione si tratta, non più di latte ma di residui vegetali come canna da zucchero e barbabietola) e dove si può stimare a regime un fatturato di una quarantina di milioni di euro, dato che l’industria cosmetica paga dai 30 ai 50 euro/kg la microplastica per creme e belletti. «Invito ufficialmente Bio-on come testimonial della capacità innovativa di questo territorio al prossimo G7 sull’Ambiente che si terrà proprio a Bologna il prossimo 10-12 giugno e che avrà tra i temi chiave quello dell’inquinamento dei mari», annuncia il ministro “verde” Gian Luca Galletti, cementando il primo mattone della fabbrica, assieme al presidente degli industriali bolognesi e del gruppo leader nel packaging Ima, Alberto Vacchi, e all’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli. Un felice connubio di 4.0 ed economia circolare. «Le aziende sono più avanti del mio stesso ministero sui temi green - conclude Galletti - perché l’ambiente è già diventato uno dei fattori di produzione, al pari di capitale e lavoro, quando si parla di filiera industriale».
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