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Dossier L’arredo che innova aggancia la ripresa

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    Dossier | N. 6 articoliRapporto Design

    L’arredo che innova aggancia la ripresa

    L’ottimismo ritrovato. È quello degli imprenditori italiani dell’arredamento che, dopo tanti anni di crisi e attesa per una ripresa che sembrava non arrivare mai, quest’anno si presentano all’appuntamento con il Salone del Mobile di Milano con un atteggiamento decisamente mutato rispetto al passato, forti di un recupero della produzione che, avviato già nel 2015 grazie soprattutto al traino dell’export, si è confermato anche nel 2016, scacciando i timori che si trattasse soltanto di un fuoco di paglia.

    Il clima è cambiato, dicono molti imprenditori, e questo nuovo clima si respira tra gli stand della più importante fiera internazionale dell’arredo-design, aperta da oggi a domenica nel polo fieristico di Rho-Pero: 2mila aziende espositrici (di cui un terzo dall’estero) che attendono oltre 300mila visitatori professionali. A sostenere le aspettative delle imprese sono non soltanto i numeri della produzione, cresciuta nel 2016 del 2,3% a quota 20 miliardi di euro (dati del Centro studi FederlegnoArredo), ma soprattutto il fatto che buona parte di questo aumento sia dovuta, in controtendenza con gli ultimi otto anni, soprattutto al mercato interno, che dopo aver perso quasi il 40% tra il 2007 e il 2014, ha messo a segno l’anno scorso un aumento del 3,1%.

    Merito soprattutto del bonus mobili, come ha ricordato in questi giorni il presidente di FederlegnoArredo (l’associazione che rappresenta le imprese della filiera e che organizza il Salone), Emanuele Orsini. Ma merito anche, fa notare il presidente, delle strategie adottate in questi anni dalle aziende italiane per superare la crisi. Internazionalizzazione, investimenti, innovazione, formazione e governance. Solo chi ha da subito puntato su questi strumenti è riuscito – pur con fatica – a superare la recessione e oggi è pronto per affrontare la ripresa in modo nuovo e più adeguato al contesto di una concorrenza globale sempre più accesa.

    Alla capacità di fare prodotti innovativi e di qualità (capacità ormai riconosciuta al made in Italy in tutto il mondo) devono aggiungersi competenze di vendita e marketing sui canali tradizionali e digitali; servizi ai clienti sempre più customizzati, rapidi e completi; un’offerta merceologica ampia e flessibile, accompagnata da cataloghi dettagliati, in grado di soddisfare ogni tipo di clientela (professionale e non) e di mercato; investimenti in macchinari e software innovativi, in grado di creare oggetti nuovi o automatizzare e controllare in modo efficiente tutta la catena del valore, dalla produzione ai servizi.

    Chi punta sul retail deve muoversi verso una gestione il più possibile diretta dei propri negozi; chi scommette sul contract deve poter offrire ai committenti pacchetti di prodotti, soluzioni e servizi sempre più completi e affidabili. Chi ha deciso (ancora in pochi, a dire il vero) di accelerare sull’e-commerce farebbe bene ad affidarsi a piattaforme specializzate e a professionisti delle vendite via web, per ottimizzare tempo e investimenti.

    Nelle aziende servono figure professionali nuove, sempre più specializzate e aggiornate sulle rapide trasformazioni tecnologiche (soprattutto nei campi industriali caratterizzati da un elevato contenuto hi-tech, come l’illuminazione) e questo da un lato richiede importanti investimenti nello scouting e nella formazione continua del personale, dall’altro ha portato ad accrescere l’offerta formativa, con scuole e istituti superiori o corsi post laurea per formare non soltanto designer o tecnici ed esperti nella lavorazione del legno, ma anche export manager, project manager, responsabili marketing: tutte figure chiave per affrontare la complessità della sfida sui mercati internazionali.

    Infine, anche i modelli di governance delle aziende (tradizionalmente medie e piccole, a carattere familiare) stanno cambiando, con un aumento delle operazioni di “integrazione” (partnership, fusioni o acquisizioni) tra aziende spesso complementari tra loro, con l’obiettivo di ampliare la gamma prodotti, di condividere le reti distributive e di aumentare la massa critica necessaria per competere sui mercati esteri.

    I risultati cominciano a vedersi. Lo dimostra il fatto che – secondo i dati di FederlegnoArredo – sebbene nel 2016, a livello globale, il commercio internazionale di mobili sia rallentato (comprese le importazioni di mobili dalla Cina), le esportazioni di arredo made in Italy sono andate invece crescendo. Con un +1,6%, le vendite oltreconfine hanno superato l’anno scorso i 10,3 miliardi di euro, confermando il primato della Francia in termini di volumi (1,3 miliardi) e il dinamismo di Stati Uniti (+8,8%) e Cina (+21,9%).

    «La competitività delle nostre aziende deve molto alla forte propensione all’innovazione del settore – precisa Orsini -: da una nostra indagine risulta che nel 2016 il 70% delle imprese ha fatto investimenti in ricerca e sviluppo e non soltanto tra le più grandi per fatturato. La quota investita è stata in media del 2%, una percentuale elevata». Il settore è, del resto, uno dei più innovativi nel panorama della manifattura italiana così come, all’interno della galassia del legno-arredo, quella italiana è una delle più innovative in Europa.

    Proprio il Salone del Mobile di Milano è il luogo dove, anche quest’anno, questa capacità di innovazione sarà messa in mostra: materiali nuovi o utilizzati in modo inedito, forme e soluzioni inesplorate rese possibili grazie all’uso di macchinari o software innovativi. In due parole: creatività e capacità industriale.

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