Economia

Dossier Necessario investire sui mercati oltreoceano

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    Dossier | N. 6 articoliRapporto Design

    Necessario investire sui mercati oltreoceano

    Grandi cantieri, grandi commesse. C’è molto arredo italiano nei nuovi grattacieli di New York (come quello di Molteni&C nella torre 53W53, detta MoMa Tower, di Jean Nouvel, a sinistra, e nel building 56, Leonard Street di Manhattan firmato da Herzog & de Meuron, a destra)
    Grandi cantieri, grandi commesse. C’è molto arredo italiano nei nuovi grattacieli di New York (come quello di Molteni&C nella torre 53W53, detta MoMa Tower, di Jean Nouvel, a sinistra, e nel building 56, Leonard Street di Manhattan firmato da Herzog & de Meuron, a destra)

    Il 2016 si è chiuso per il mercato dell’arredo-design italiano con un recupero del mercato interno che, in modo del tutto inatteso, con un aumento del 3,1% ha addirittura superato la crescita delle esportazioni (+1,6%) che invece, nei sette anni precedenti, erano state l’unico motore della tenuta o della crescita delle aziende del comparto.

    «Il dato italiano è un’ottima notizia per le aziende dell’arredo – osserva Claudio Feltrin, nuovo presidente di Assarredo, l’associazione di FederlegnoArredo che raccoglie le imprese del settore – ma il focus degli imprenditori deve restare l’espansione sui mercati esteri». Perché è vero che buona parte delle 29mila aziende del sistema arredamento (che impiega circa 131mila addetti in Italia) genera gran parte dei propri ricavi sul mercato interno. Ma è anche vero che già oggi le esportazioni assorbono oltre la metà della produzione nazionale (10,3 miliardi nel 2016, ovvero il 51,3% del totale) e rappresentano l’opportunità maggiore di crescita per il made in Italy.

    Europa e resto del mondo

    E per «mercati esteri» Feltrin intende soprattutto quelli oltreoceano, in primis Stati Uniti e Cina, che anche nel 2016 hanno rappresentato per i prodotti italiani dell’arredo il motore della crescita, mettendo a segno rispettivamente incrementi dell’8,8% (a quota 912 milioni di euro) e +21,9% (318 milioni). «Ormai l’Europa nel suo complesso, compresa l’Italia, va considerata come mercato domestico – afferma il presidente di Assarredo –. Un mercato che pesa tra il 75 e l’80% della produzione e che può essere servito e soddisfatto anche con produzioni solo in Italia e una distribuzione tradizionale». La grande sfida – che richiede «visione e investimenti» – è invece quella sui mercati più lontani (Americhe, Medio ed Estremo Oriente), che presentano le maggiori opportunità di crescita, ma anche le maggiori difficoltà di pentrazione, dovute tanto alla distanza quanto alle differenze normative, culturali e di distribuzione. «Le aziende devono fare un salto di qualità nell’approccio alle strategie di internazionalizzazione in questi Paesi – dice Feltrin – per ovviare a problemi anche banalmente logistici, che rischiano di togliere competitività ai prodotti italiani, aumentando tempi di consegna e costi finali, o anche rendendo più difficile mantenere la qualità dei servizi offerti ai clienti». Si tratta di fare oggi quello che, negli anni 60 e 70, le prime lungimiranti aziende del design italiano fecero per allargare i propri confini aprendosi all’Europa: creare modelli nuovi di produzione, distribuzione e fornitura di servizi, ma anche di formazione e gestione del personale. In una parola: investire.

    Le strategie di internazionalizzazione

    Una possibile strategia, secondo Feltrin, è trasferire parte della produzione direttamente sui mercati ritenuti prioritari. Oppure creare alleanze e sinergie con partner locali o con altre aziende italiane per aumentare capacità produttiva e distributiva. Proprio la distribuzione è un elemento chiave per imporsi sui mercati esteri: tradizionalmente legate al ruolo degli importatori locali, le aziende dell’arredo dovrebbero sempre più spostarsi verso una gestione e un controllo diretti della propria catena commerciale. Molte imprese, in particolare le più grandi per valore, si stanno muovendo proprio in questa direzione, con l’apertura di monomarca a gestione diretta nelle principali metropoli del mondo. Anche qui, osserva Feltrin, occorrono voglia e capacità di investire, «con una strategia di lungo termine. Non è possibile affidarsi a iniziative mordi e fuggi».

    Va bene quindi investire sul prodotto ma, dato che il design italiano è già riconosciuto in tutto il mondo come di alta qualità, gli sforzi delle aziende devono spostarsi di più sulle strategie di internazionalizzazione, investendo su manager, personale, distribuzione e servizi. Anche l’ecommerce può essere uno strumento strategico per ridurre i costi di penetrazione dei nuovi mercati, a patto di utilizzarlo con le giuste conoscenze e competenze, eventualmente affidandosi alle piattaforme di ecommerce dedicate al settore.

    I mercati nel 2016

    Infine, almeno un cenno va fatto ai singoli mercati: se Usa e Cina continuano a rappresentare le mete più interessanti per il design italiano, il 2016 ha invece segnato una frenata del Regno Unito (-0,8%), che invece nel 2015 era stato uno dei migliori mercati. «Temo che si cominci a sentire il peso della Brexit – commenta Feltrin – e che nel 2017 le cose non miglioreranno». Anche le elezioni in Francia e Germania potrebbero compromettere le vendite sui due principali mercati di destinazione dei prodotti italiani di arredo. Mentre il rallentamento del calo in Russia (che nel 2016 ha ridotto la perdita al 13,5%) è ancora lontano dal rappresentare un vero recupero di un mercato che, conclude Feltrin, non potrà davvero invertire la rotta senza la fine delle sanzioni.

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