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Luce e gas, la liberalizzazione rinviata per paura del mercato

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BOLLETTE

Luce e gas, la liberalizzazione rinviata per paura del mercato

La liberalizzazione “forzata” dei consumatori elettrici slitta di un anno: avverrà il 1° luglio 2019 invece del 1° luglio 2018, data decisa anni fa.
Avverrà è un verbo coniugato al modo indicativo, tempo futuro semplice. Forse è meglio usare più cautele: la liberalizzazione dovrebbe avvenire probabilmente il 1° luglio 2019. GIà altre volte la data è stata rimandata per paura del mercato.

Chi ci governa teme che i consumatori elettrici siano deboli, indifesi; pensa che i consumatori non sappiano scegliere un fornitore; ritiene che il mercato elettrico sia popolato di squali più della vasca dei pescecani all’Acquario di Genova. Ecco per esempio il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: «Serve un sufficiente lasso di tempo per fare il lavoro che va fatto con grandissima cautela e garanzie che non ci sia un aumento dei prezzi».
Ma anche chi vorrebbe governarci, come il Movimento Cinquestelle, pensa che il settore sia pericolosissimo per i consumatori. Ecco per esempio Davide Crippa, parlamentare del Movimento Cinquestelle: «Come verranno garantiti i cittadini, dal momento che non avranno più informazioni? E i piccoli consumatori più vulnerabili? Secondo le associazioni dei consumatori per inerzia rimarranno con il fornitore, incapaci di strappare prezzi bassi: come potranno essere protetti?»

La data decisa oggi del 1° luglio 2019 è un nuovo rinvio.
In origine, la liberalizzazione forzata di tutti i consumatori elettrici era prevista per il 30 giugno 2015. Cioè in teoria avremmo potuto essere liberi già da due anni. Ma anche allora, nei primi mesi del 2015, quella data sembrava troppo rischiosa, troppo vicina; e il consumatore di chilowattora sembrava tanto incapace quanto oggi.

Nel febbraio 2015, due anni fa, l’allora Governo Renzi disse che serve un sufficiente lasso di tempo per fare il lavoro che va fatto con grandissima cautela e garanzie che non ci sia un aumento dei prezzi. Così si decise di ritardare di tre anni il processo, cioè al 1° luglio 2018.
Oggi, stamattina, il nuovo rinvio all’estate 2019 perché serve un sufficiente lasso di tempo per fare il lavoro che va fatto con grandissima cautela e garanzie che non ci sia un aumento dei prezzi.

Il mercato elettrico è diviso in due grandi segmenti: quello liberalizzato e quello tutelato. I consumatori possono passare dall’uno all’altro settore a loro piacimento, quando vogliono, quante volte vogliono.

Il settore liberalizzato è quello in cui ci si può rivolgere a qualsiasi fornitore senza formalità; le soluzioni contrattuali sono in genere a prezzo fisso (il chilowattora costa uguale per tutto l’anno) oppure a prezzo variabile (secondo gli andamenti dei costi energetici). Ci sono anche contratti particolari, ma questi sono limitati ai grandissimi consumatori che hanno i margini per negoziare le condizioni. Il consumatore può entrare nel segmento liberalizzato quando vuole, e all’interno di questo settore può cambiare fornitore a suo piacimento e in tutta libertà. Può anche uscire dal settore di libero mercato e tornare all’area di maggior tutela. In questo segmento è circa un terzo dei consumatori (il 32% delle famiglie) ma circa due terzi dei consumi: vi hanno aderito entusiasti tutti i grandissimi consumatori di energia, i quali per le forniture all’ingrosso possono negoziare condizioni di favore.

Il settore a maggior tutela è quello in cui il fornitore è esclusivamente l’azienda locale di distribuzione, che in genere è l’Enel tranne le città in cui c’è un’azienda locale come A2a a Milano, Iren a Torino, Hera a Bologna, Acea a Roma e così via. Le tariffe sono regolate dall’Autorità dell’energia e dell’acqua, che le aggiorna ogni tre mesi secondo gli andamenti del mercato, mentre il fornitore per tutti è l’Acquirente pubblico il quale cede senza sovrapprezzo ai distributori locali la corrente acquistata all’ingrosso. In questo segmento ci sono più di 20 milioni di famiglie.

Con la liberalizzazione forzata le società di distribuzione elettrica che oggi riforniscono i consumatori in maggior tutela non spariranno ma avranno un ruolo più limitato. Faranno solamente i “postini” di elettricità altrui: attraverso i loro fili elettrici consegneranno nelle singole case, nei negozi, negli uffici i chilowattora prodotti e venduti da altre aziende elettriche, quelle di vendita. Cioè come già fanno le aziende di distribuzione elettrica con quel 32% di consumatori liberalizzati presenti oggi. In altre parole, il ruolo dei fili elettrici dei distributori è come quello dell’autostrada, sulla quale pagando un pedaggio viaggiano indistinte le merci di mille venditori e di mille acquirenti.

Chi risparmia con la liberalizzazione? A chi conviene? Dipende dai casi. In genere, se la tendenza del mercato parla di rincari, allora i prezzi fissi del mercato libero possono rivelarsi più convenienti rispetto a quelli aggiornati dall’Autorità dell’energia.
A volte chi è nella maggior tutela ha tariffe più convenienti, a volte no.

Che accadrà con la liberalizzazione forzata? Con ogni probabilità, il passaggio di tutti i consumatori al mercato libero porterà dapprima un leggero rincaro delle bollette poiché molte aziende elettriche dovranno attrezzarsi per gestire clienti, fatturazione, contatti. Poi il mercato ritroverà un suo equilibrio.

Una questione da risolvere sarà l’assegnazione dei clienti che si rifiuteranno di scegliere. Potrà avvenire forse attraverso aste nelle quali vincerà interi lotti di consumatori chi saprà offrire il prezzo più conveniente. Ma la società più avvantaggiata potrebbe essere quella i cui fili elettrici arrivano nelle case dei consumatori.

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