Nel 2016 Ilva ha fatto registrare un aumento del fatturato a 2,2 miliardi di euro, dai 2,1 miliardi realizzati nell’anno precedente. Il dato è stato reso noto a inizio anno dal commissario Enrico Laghi, in audizione alla commissione Bilancio della Camera, insieme agli altri due commissari Piero Gnudi e Corrado Carrubba. Nello stesso periodo il volume della produzione è salito a 5,8 milioni di tonnellate, dai 4,7 milioni fatti registrare nel 2015 (con un incremento del 23%), sfruttando il 97% della capacità produttiva di ghisa a disposizione (data dal funzionamento degli altiforni 1, 2 e 4).
Le previsioni sulla produzione del gruppo
Nel piano presentato dalla cordata Am Investco si prevede di salire a 8 milioni di tonnellate di produzione nel 2024 – rispetto ai 5,8 milioni circa del 2016 –, anno in cui è prevista l’ultimazione del piano e l’entrata a regime . La ripresa, si legge nel piano del gruppo guidato da Arcelor Mittal e Marcegaglia, si basa su una profonda ristrutturazione dell’area a caldo: riattivazione dell’altoforno 5 (ora in adeguamento) nel 2023 e spegnimento dell’Afo 2. Aumento della capacità produttiva della colata continua e aumento delle batterie di cockerie.
Il fatturato della “nuova” Ilva
Il piano industriale presentato al ministero da parte di Am prevede di raggiungere i 4 miliardi di fatturato nel 2024, a fronte dei 2,2 miliardi di oggi. Contemporaneamente Ilva dovrebbe, secondo le previsioni, passare da un Ebitda negativo – i -329 milioni di euro del 2016 – a un margine positivo per 439 milioni. Questa crescita, nelle intenzioni della cordata vincente, dovrebbe essere favorita anche dall’accesso di Ilva al portafoglio di Am, con particolare riferimento al mercato automotive, delle costruzioni, del packaging e dei mezzi pesanti. Sbocchi commerciali che sosterranno la domanda di acciaio di alta qualità.
Gli investimentiambientali e tecnici
Il piano industriale di Am Investco prevede investimenti totali per 2 miliardi e 393 milioni di euro di qui al 2024. Di queste risorse, 1,256 miliardi riguarderanno l’ambito tecnico, mentre la parte restante, 1,137 miliardi saranno saranno specificamente destinati agli interventi di risanamento ambientale.La parte più consistente degli investimenti, inoltre, riguarderà l’area a caldo dello stabilimento di Taranto: dove verranno fatti confluire 1,312 miliardi sui 2,393 miliardi totali. In questo ambito, l’altoforno 5 e la colata continua, da soli, assorbiranno oltre 300 milioni di euro. Al di fuori dell’area a caldo, altri 567 milioni saranno impiegati per ulteriori interventi nello stabilimento tarantino, mentre i restanti 514 milioni circa serviranno per gli altri siti del gruppo.
Gli interventi previsti per il piano ambientale
Con una fetta di 301 milioni, la copertura dei parchi minerari è la voce principale del piano ambientale e l’intervento terminerà nel 2023. Sono 196, invece, i milioni destinati all’adeguamento delle cockerie e 179 quelli per il piano acque, altri due interventi destinati a essere ultimati 2023. Tra le altre voci principali , il piano rifiuti (da 142 milioni) e la chiusura nastri (129 milioni) che si concluderanno entro il 2018. Orizzonte al 2021, invece, per acciaieria e agglomerato, cui sono destinati rispettivamente 37 e 36 milioni di euro.
Gli adeguamenti in Liguria e Piemonte
Il piano industriale presentato da Am al ministero dello Sviluppo economico prevede interventi anche sugli stabilimenti di Genova e di Novi Ligure. Nel caso del capoluogo ligure è prospettato l’upgrade delle linee di zincatura, da destinare alla produzione di acciaio per costruzioni e energie rinnovabili e di acciaio a elevata resistenza di terza generazione per il settore automobilistico. Anche nello stabilimento piemontese di Novi Ligure è previsto l’aggiornamento delle linee di zincatura per produrre acciaio da destinare al settore automobilistico.
Il fronte occupazionale
Allo stato attuale Ilva occupa 14.220 persone. Ma di questi circa 4.100 sono da tempo interessati dalla cassa integrazione straordinaria. Il piano di Am prevede un numero di esuberi compreso tra 5 e 6 mila, con un organico che si attesterà sui 8.480 addetti dal 2019 al 2024. Sul 2018, secondo il piano, risultano anche 927 addetti a tempo determinato, e Am sottolinea, nel testo presentato al Mise, che è disponibile «a considerare ulteriori assunzioni a tempo determinato nei primi tre anni di piano».
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