
Sarà una settimana decisiva per la ripartenza delle attività del Centro Olio Val d’Agri e, quindi, della produzione di idrocarburi dell’Eni in Basilicata. Dopo due mesi di stop imposto dalla Regione, in seguito alla perdita di greggio da uno dei serbatoi di stoccaggio all’interno del Cova, è ormai alle fasi finali la verifica delle prescrizioni dettate alla società.
E se l’Eni ha completato il doppiofondo di uno dei serbatoi sotto accusa, i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, attraverso gli uffici competenti, Unmig e l’Ispra, e la Regione Basilicata, attraverso l’Arpab e i suoi dipartimenti, sono impegnati a esaminare la corposa documentazione raccolta e richiesta all’Eni.
In pratica, i documenti che certifichino che la società abbia ottemperato a tutte le prescrizioni di prevenzione e messa di sicurezza di emergenza e gli esiti delle ispezioni effettuate all’interno e all’esterno del Cova per accertare l’efficacia delle misure di contenimento dell’inquinamento messe in atto.
Si parte dai serbatoi. È stato dotato di doppiofondo, il serbatoio D dal quale si sarebbe prodotta la perdita. Lo saranno entro settembre anche gli altri due. A questo punto, Eni, come aveva annunciato, sarebbe, quindi, pronta alla ripresa della produzione disponendo così di due serbatoi a doppiofondo, minimo indispensabile e condizione ineludibile imposta dalla Regione per il riavvio del Centro Olio. Ma perché possa ricominciare a produrre, sono in corso le verifiche di Unmig e Vigili del Fuoco per l’autorizzazione all’esercizio. Fatti i controlli (prove di saldatura e di tenuta), l’ok dovrebbe arrivare in una settimana.
Un importante passo in avanti, ma per decidere sulla ripartenza del Cova e della produzione nazionale si dovrà attendere Ispra e Arpab. «Possiamo dire che questa sarà la settimana decisiva – ribadisce l’Arpab –. Abbiamo chiesto all’Eni tutta la documentazione che sta arrivando e che stiamo esaminando sotto due aspetti: il primo attinente al processo produttivo (in sostanza, la verifica su come funziona, una sorta di “revisione della macchina”); il secondo, permetterà di valutare la messa in sicurezza di emergenza dell’impianto e l’efficacia delle misure adottate». Quanto ai tempi, «ci attende un’intensa settimana di studio prima di poterci pronunciare e dare le risposte necessarie. Ma la documentazione è ormai alla fine».
Poi la parola passerà alla Regione Basilicata. La compagnia petrolifera spera di avviare la produzione con un po’di anticipo, ma comunque non oltre i 90 giorni imposti nella delibera regionale del 15 aprile. Tutti sono consapevoli degli effetti economici ed occupazionali dello stop avuto nel 2016, per la manutenzione degli impianti, che portò a produzione “zero” dalla Val d’Agri per quattro mesi, da aprile a luglio, e per metà mese di agosto. Pur di riprendere l’attività, gli impianti vennero riattivati addirittura a Ferragosto. E per evitare ripercussioni sulla raffineria di Taranto, Eni fece ricorso all’approvvigionamento di greggio con petroliere, per compensare il mancato arrivo dalla Val d’Agri di circa 80mila barili al giorno tramite l’oleodotto. Ora allo stop della Regione Basilicata, Eni ha fatto coincidere il fermo per manutenzione di alcuni impianti di Taranto. Ma i tempi stringono. E bisognerà anche fare i bilanci in termini di mancato sviluppo e occupazione in Basilicata.
Intanto, dopo le “valutazioni favorevoli” espresse dalla Regione, al termine dell’ultima ispezione agli impianti con Ispra e Arpab, Eni ha organizzato per oggi una visita riservata alla stampa all’interno del Centro Olio Val d’Agri per fare il punto sulle attività di messa in sicurezza e sul piano di verifica delle linee e delle apparecchiature dell’impianto.
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