Tutto può essere utile per bloccare il cantiere del gasdotto Tap in Puglia, l’opera che dal 2020 porterà il gas dall’Azerbajian in Italia via Grecia, Albania e Mar Adriatico (10 miliardi di metri cubi l’anno). Prima Regione Puglia e Comune di Melendugno (Lecce) hanno impugnato le autorizzazioni ministeriali, perdendo sia al Tar che al Consiglio di Stato, poi la protesta dei No Tap, sostenuta dai sindaci della zona, ha cercato di impedire lo spostamento temporaneo degli ulivi (autorizzato) dall’area del microtunnel, tant’è che il trasferimento è stato fatto a tappe tra l’assedio dei manifestanti e il cordone di sicurezza delle forze di polizia. Adesso, invece, tocca al telone destinato a proteggere nella nuova dimora gli ulivi espiantati. Insomma, una battaglia infinita.
A dare notizia dei nuovi ostacoli frapposti dal Comune di Melendugno è proprio Tap che ha comunicato all’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia e al Servizio provinciale Agricoltura di Lecce della Regione «l’avvenuta sospensione dei lavori per la messa in sicurezza dei 42 ulivi trasferiti a masseria del Capitano lo scorso 4 luglio e non ancora protetti dal tendone (canopy) che già riveste le 168 piante trasferite in precedenza. Il canopy – precisa la società – garantisce che la parte aerea delle piante non venga mai a contatto con l’ambiente circostante e con agenti potenzialmente infettanti, tra cui il batterio della Xylella Fastidiosa».
La comunicazione di stop ai lavori «si è resa necessaria – annuncia Tap – in seguito alla notifica, giunta dall’ufficio tecnico del Comune di Melendugno, di un ordine di sospensione dei lavori in corso per la sistemazione del canopy per i quali Tap aveva presentato regolare Comunicazione di inizio lavori. Il provvedimento del Comune – osserva Tap – è analogo a quello con cui è stata avviata la procedura per ordinare la rimozione del tendone già realizzato a protezione degli altri 168 ulivi e per il quale Tap ha già provveduto a fornire al Comune di Melendugno le proprie controdeduzioni, ribadendo la piena legittimità dei lavori eseguiti e l’aderenza a quanto disposto dal decreto di autorizzazione ambientale e dalle autorità fitosanitarie. Analoghe controdeduzioni saranno opposte nelle prossime ore al provvedimento di sospensione dei lavori per la realizzazione del secondo tendone».
La società del gasdotto, che per il periodo estivo ha bloccato i lavori come da impegni presi al fine di non ostacolare il turismo nella zona, precisa che «nella masseria del Capitano si prende cura delle piante secondo le migliori pratiche agronomiche e avvalendosi dell’esperienza di tecnici altamente specializzati, come previsto dal piano di gestione già approvato dalla Regione Puglia». In ogni caso, a prescindere dal divieto del Comune di Melendugno, «l’impegno di Tap a tutela degli ulivi non verrà comunque meno».
Ai contrasti sorti da tempo in Puglia fa di nuovo cenno anche l’ad di Snam, Marco Alverà (società azionista di Tap col 20%). «Il progetto è piuttosto complesso, coinvolge tre Paesi per 900 chilometri, ma stiamo progredendo molto bene. Il 35% della parte onshore – osserva – è stata realizzata e va bene in Albania e Grecia». I nodi, per Alverà, sono in Puglia (e anche l’ultima vicenda lo dimostra). «L’opposizione della Puglia è forte e resta forte – afferma l’ad di Snam – e stiamo facendo tutto il possibile per migliorare il dialogo con la gente comune per spiegare loro la bontà di questo progetto, che non ci sono impatti o problemi alla salute. Il nostro ruolo è di cercare di riprendere questo rapporto a livello locale e di evidenziare che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Siamo fiduciosi – conclude – che il progetto sarà completato nel 2020».
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