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L’estate calda di Sky Italia, tra le proteste di consumatori e…

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L’estate calda di Sky Italia, tra le proteste di consumatori e sindacati

Da una parte le proteste di un’associazione dei consumatori, dall’altra quella dei sindacati. Non un inizio di giornata fra i migliori per Sky Italia, contro cui oggi si solo levate voci per protestare contro gli aumenti dovuti alla fatturazione a 4 settimane che sarà introdotta da ottobre e contro il licenziamento di 102 dipendenti (sarebbero 124, ma per 22 sarebbero già pronti accordi individuali) verso cui si starebbe andando in mancanza di accordo fra azienda e organizzazioni sindacali (il prossimo incontro si terrà il 31 luglio e il termine per scongiurare i licenziamenti è il 2 agosto).

Gli aumenti contestati. L’Unione nazionale consumatori ha presentato un esposto all’Agcom in merito alla decisione, si legge in una nota della stessa associazione, «di Sky di fare come le compagnie telefoniche, ossia di fatturare, a partire dal 1° ottobre, ogni 28 giorni invece che una volta al mese, determinando un rincaro implicito per gli abbonati dell’8,6%».

La vicenda. Come riportato sul Sole 24 Ore del 27 luglio, Sky ha inviato una comunicazione ai suoi abbonati per informarli dell’arrivo di un aumento che sarà nell’ordine dell’8,6% annuo. «Gentile cliente – si legge – negli anni è cambiato il modo di guardare la tv e la nostra offerta, in linea con questa evoluzione, si è arricchita per rendere sempre migliore la tua esperienza di visione». Una mossa che segue quella delle compagnie telefoniche, partite già dallo scorso anno. «Per questo, per continuare a garantirti un servizio completo e sempre più innovativo – continua la missiva – in un contesto competitivo in forte evoluzione, a partire dal 1° ottobre l’importo del tuo abbonamento sarà calcolato e fatturato ogni quattro settimane e non più su base mensile, con conseguente incremento del costo dell’abbonamento pari all’8,6% su base annua». Alla fine, nel corso dell’anno le fatture pagate saranno 13 e non più 12. I clienti che decideranno di non rinnovare il proprio abbonamento potranno esercitare il diritto al recesso, senza pagamenti di penali per chi lo chiede entro il 30 settembre.

Il precedente delle tlc. Innegabile però che per gli abbonati della pay tv – che ha da poco fatto un grosso investimento (offerta superiore agli 800 milioni di euro) per la Champions League 2018/21– questa rappresenti una non felice notizia. Sulla fatturazione a 4 settimane, va ricordato, Agcom ha obbligato le compagnie telefoniche alla fatturazione mensile sui contratti di telefonia fissa, Adsl e fibra. Per le offerte solo di telefonia mobile l’obbligo di fatturazione mensile (e quindi il divieto di fatturazione a 4 settimane) si solo quando si tratti di offerte ibride (fisso mobile).

La richiesta dell’associazione dei consumatori. L’Unione nazionale dei consumatori, che oggi si è rivolta ad Agcom, chiede di «adottare una regolamentazione urgente che preveda, nel caso di offerte bundle (internet, telefono e pay tv), che la cadenza di rinnovo e fatturazione vada individuata nel mese, quale periodo temporale minimo, per consentire all'utente di avere una corretta e trasparente informazione sui consumi fatturati». L’Authority «è già intervenuta in tema di fatturazione stabilendo che, per la telefonia fissa, debba essere mensile e questo sia per favorire la comparabilità delle offerte sia per una maggiore trasparenza informativa. Purtroppo quella delibera si limitava a disciplinare la sola telefonia, fissa e mobile, dimenticando le rete televisive ed, in particolare, quelle offerte che nel pacchetto includono, oltre alla tv, anche il telefono fisso ed internet, come quelle di Sky e Fastweb o di Sky e Tim» afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. «Nell’esposto abbiamo chiesto all’Authority di colmare questo vuoto, disciplinando anche queste offerte».

Le proteste dei sindacati. In un comunicato congiunto le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl , Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni hanno alzato i toni contro la procedura di riduzione del personale in essere a fronte dei buoni risultati finanziari comunicati ieri. «Con un comunicato stampa Sky Italia afferma che i risultati dell’esercizio 2016/2017 chiuso il 30 giugno scorso sono complessivamente positivi, con un utile netto in crescita del 139% pari a 162 milioni di euro (in realtà i dati comunicati ieri da Sky si riferiscono non all’utile netto ma all’utile operativo, pari a 158 milioni di euro al cambio di quel momento, ndr.), ricavi a +4% e crescita di 41mila clienti». Il tutto segnalando però che la società «si è invece dimenticata di un dettaglio, neanche degno di essere menzionato, il fatto che è stata applicata nei confronti dei propri dipendenti, in particolare del sito di Roma, una riorganizzazione che dal punto di vista sociale sta sortendo impatti sociali molto importanti sulla vita di centinaia di lavoratori e lavoratrici».

Il sit-in. C’è tempo fino al 2 agosto per trovare un’alternativa a quella più traumatica con cui rischia di concludersi la fase di riorganizzazione avviata da Sky Italia il 17 gennaio scorso e che avrà come diretta conseguenza, fra le varie cose, lo spostamento della sede del Tg da Roma a Milano. Mentre i giornalisti hanno raggiunto con Sky l’accordo, per tecnici e personale amministrativo non è andata allo stesso modo. Da qui l’apertura, a metà maggio, di una procedura di licenziamento collettivo per 128 dipendenti scesi subito a 124 per il raggiungimento dell’intesa per 4 posizioni. Nella loro nota i sindacati annunciano, dunque, che «proprio in occasione dell’incontro di procedura si terrà lunedì 31 luglio alle 11 presso il ministero del Lavoro a Roma, si terrà un sit-in dei dipendenti impattati dai licenziamenti, a sostegno di un confronto complesso e che si trascina ormai da mesi».

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