Le raffinerie Eni di Marghera e Gela produrranno carburanti non più dal petrolio e dalla nafta bensì dall’olio usato di frittura, quello che resta dopo le carriolate di patatine smerciate dal fast food o quello dell’industria alimentare che produce i sacchetti di snack salati. Oppure la materia prima potrà arrivare dai grassi animali di scarto, come il lardo che il salumiere rifila prima di affettare i due etti di cotto. Verrà dagli scarti della lavorazione dell’olio di palma, quel grasso vegetale che tante aziende sostengono di non usare più per preparare i prodotti da forno e che tanti consumatori sono stati convinti a non apprezzare.
Sono questi alcuni degli ingredienti per la produzione di diesel ma addirittura di cherosene per aerei a reazione secondo i due decreti con cui il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha dato il via libera ambientale ai progetti di ristrutturazione delle due storiche raffinerie, quella di Venezia Marghera e quella di Gela (Caltanissetta).
I due decreti sono di Via (Valutazione di impatto ambientale) e di Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e come di consueto sono stati controfirmati anche dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, per l’accertamento di altri impatti come per esempio quelli sul paesaggio o su resti archeologici.
I due impianti, uno sulla costa del Canale di Sicilia e l’altro sul bordo della laguna, fanno parte della storia industriale italiana ma ormai — se rimanessero raffinerie di petrolio — sono impianti troppo piccoli per resistere agli scossoni della grande industria globalizzata dell’energia.
Diverso il caso se anticipano i cicli industriali e tecnologici.
Se sono bio-raffinerie, i due poli energetici sono invece tra i primi e più grandi al mondo.
Con il rilascio dell’autorizzazione l’Eni ora avvierà i lavori nelle due raffinerie.
A proposito degli impianti siciliani, il completamento sarà ultimato in meno di un anno, entro giugno 2018. La prima fase del progetto di riconversione della raffineria siciliana era stata avviata nell’aprile 2016. La costruzione del nuovo impianto steam reforming per la produzione di idrogeno, per il quale sono state portate avanti tutte le attività preliminari, «rappresenta la “svolta” per avviare la produzione entro il giugno 2018 e consentire entro il 2019, con il completamento anche del secondo nuovo impianto di pretrattamento delle biomasse, l’utilizzo delle materie prime di seconda generazione composte dagli scarti della produzione alimentare».
«Eni conferma che le attività a Gela dal punto di vista tecnico e operativo proseguono in linea con gli impegni assunti nel Protocollo e che dalla firma dell’Accordo a fine giugno 2017 sono stati investiti sul territorio complessivamente 535 milioni di euro. Relativamente all’occupazione, nel 2016 sono stati impiegati in media 1.400 lavoratori dell’indotto, rispetto ai 1.200 previsti nel Protocollo, confermando l’incremento del 18% già registrato nel 2015. Anche nel primo semestre 2017 i dati evidenziano che il livello di occupazione dell’indotto ha superato in media le 1.450 risorse, rispetto alle 1.000 previste nel Protocollo, con un picco record di circa 1.600 persone a giugno». Dalla firma del Protocollo fino alla fine del 1° semestre 2017, a Gela saranno stati avviati 158 cantieri 91 dei quali completati.
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