Economia

Per i porti turistici la vera ripresa è rinviata al 2018

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Per i porti turistici la vera ripresa è rinviata al 2018

(Agf)
(Agf)

Per i porti turistici italiani si prospetta una «possibile consistente ripresa nel 2018». Ma il 2017 è anno deludente rispetto alle attese, con il settore in leggera crescita (4-5%) ma ancora incapace di recuperare i traffici persi dopo il 2010. Insomma, «ci si aspettava di più». A spiegarlo è Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas, associazione che raggruppa gli scali turistici italiani. Già in primavera Perocchio aveva lanciato l’allarme, sottolineando come il 40% dei porti turistici avesse, nel corso dell’anno, registrato difficoltà finanziarie.

Ma oggi, con la stagione estiva ormai agli sgoccioli, l’allarme diventa una concreta realtà. E anche se i dati sul settore non sono completi (quelli definitivi saranno presentati ufficialmente da Assomarinas il 22 settembre, nel corso del Salone nautico di Genova) già si delinea con chiarezza l’andamento del settore.

La situazione tratteggiata in primavera, afferma Perocchio «si conferma. È vero che c’è un incremento di transiti nei porti turistici e anche una crescita di utilizzo delle imbarcazioni e si comincia ad assistere a qualche rotazione negli acquisti; tuttavia l’andamento della stagione è ancora inferiore alle aspettative».

Il presidente di Assomarinas aggiunge però che «le unità nautiche, quest’anno, sono state utilizzate molto di più, rispetto ai precedenti, e di conseguenza ci aspettiamo una possibile consistente ripresa nel 2018».

Perocchio spiega che «c’è ancora uno scarso ricambio di unità nautiche dal punto di vista degli acquisti, parlando di mercato nazionale. Ma anche un incremento dei transiti del mercato straniero e un crescita della presenza di unità straniere in Italia; il tutto, però, è ancora notevolmente al di sotto delle aspettative».

Volendo dare una percentuale indicativa dell’andamento del comparto, Perocchio spiega che «il giro d’affari dei porti turistici italiani, nel 2017, ha segnato un aumento tra 4 e 5%. Insomma il settore è un po’ cresciuto ma l’andamento resta inferiore alle attese. Bisogna tener conto del fatto che dal 2010 abbiamo avuto il crollo del 30% nei porti turistici italiani e quindi, considerato che sono sette anni che non c’è una significativa crescita, dal 2017 ci aspettavamo di più».

Perocchio chiarisce che, in alcune aree, i risultati sono migliori della media: «posso dire che i tassi di crescita sono superiori in Sicilia, in Puglia, nel Nord Sardegna, in Liguria e Toscana. Sostanzialmente l’area tirrenica parlando di porti turistici italiani, sta dando un po’ più di soddisfazione».

Nonostante questi casi, però, le marine, sottolinea, «sono a -25% del giro d’affari, rispetto ai livelli che erano stati raggiunti fino al 2010», anno dopo il quale la tassa di possesso attivata dal Governo Monti (poi ritirata) ha causato la fuga all’estero di circa 40mila unità da diporto che prima stazionavano nei porti italiani. Un danno, come dimostrano i numeri di Assomarinas, non ancora superato.

«Occorre aver ben chiaro - chiosa Perocchio – che, benché la produzione nautica, trainata soprattutto dal mercato Usa, sia aumentata del 18% nel 2016, come indicato da Ucina, la Confindustria nautica, il riflesso di questo andamento sui nostri porti, per ora, è ancora minimo. Alcuni scali turistici segnano degli incrementi importanti. Ma si tratta soprattutto di quelli che hanno iniziato l’attività da poco tempo, come ad esempio Marina del Gargano, che quest’anno è piena al 50%, con un’impennata del giro d’affari. Per capire come realmente stanno andando le cose, invece, bisogna monitorare i porti storici, come ad esempio Marina degli Aregai o Porto Rotondo. Questi, al pari di gran parte degli scali turistici italiani, sono a -25% rispetto ai risultati di qualche anno fa».

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