Economia

Ferrovie in tilt, a rischio l’export verso la Germania

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Ferrovie in tilt, a rischio l’export verso la Germania

L’Italia rischia il black out per le sue esportazioni verso il Nord Europa. La causa dei guai? L’interruzione per almeno sette settimane del principale collegamento ferroviario tra il nostro Paese e la zona della Ruhr in Germania e il Benelux. La denuncia è dell’Anita, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di autotrasporto merci e logistica che operano in Italia e in Europa. Spiega Thomas Baumgartner, presidente di Anita: «L’interruzione della linea ferroviaria a Rastatt nella valle del Reno, dopo l’abbassamento dei binari nelle due direzioni a seguito di un incidente costruttivo, metterà in serie difficoltà tutto il settore produttivo italiano e soprattutto le aziende che effettuano trasporti intermodali».

L’interruzione è avvenuta lo scorso 12 agosto, ma a causa del ridotto traffico di merce nel periodo feriale il sistema produttivo non ne ha risentito. Le prime stime di interruzione di servizio che erano state fatte dalla Db Netze parlavano di due settimane, con riapertura il 26 agosto. «Ora le ultime notizie ufficiali - fa sapere l’associazione degli autotrasportatori - parlano di riapertura al 7 ottobre, mentre voci non ufficiali parlano di novembre!». Secondo Baumgartner, con il riavvio delle fabbriche e l’aumento del volume di traffico, già dalla prossima settimana si avranno le prime conseguenze: «Catene di montaggio ferme per la mancanza del necessario materiale - dice il presidente dell’Anita -, ritardi nelle consegne e aumento dei noli con danni alle esportazioni italiane».

Il cedimento della ferrovia avvenuto in Germania, proprio lungo il corridoio Reno-Alpi, rischia di causare stop e disservizi rilevanti al traffico merci sull’asse nord-sud. Un problema, questo, che purtroppo riguarda tutti i treni da e per l’Italia in transito attraverso Germania e Svizzera. Il corridoio Reno-Alpi interessa diverse provincie italiane dove operano alcuni tra i maggiori operatori logistici del Paese. E sono gli operatori italiani quelli che rischiano, a oggi, i danni maggiori.

«Il 70% dell’export italiano passa attraverso le Alpi – continua Baumgartner – e l’interscambio con il nord della Germania e il Benelux passa per la maggior parte via Svizzera con il sistema combinato ferrovia/strada. Il trasporto stradale, da solo, non sarà in grado di assorbire questo aumento di traffico quantificabile in circa 20mila Tir la settimana». Non esistono al momento soluzioni tecniche percorribili per bypassare l’interruzione, per cui al momento l’intero corridoio via Svizzera di collegamento tra Italia e Paesi del Nord Europa (Germania, Benelux, Scandinavia, Regno Unito) è sostanzialmente interrotto.

Insieme al corridoio via Brennero questo rappresenta il principale corridoio di collegamento fra l’Italia e il Nord Europa e su questo corridoio la percentuale di traffico intermodale supera il 50%. Le due settimane di agosto posteriori all’interruzione sono state gestite in qualche modo, dirottando i flussi di traffico su modalità stradale o via Brennero. Il problema era quindi gestibile se la linea fosse stata ripristinata come, da prima previsione, il 26 agosto, cioè entro oggi.

Ora, il prolungarsi dell’interruzione fino al 7 ottobre (novembre?) rischia di creare un collo di bottiglia insormontabile per una parte importante dei flussi import-export tra Italia e Nord Europa. Anita chiede un intervento immediato del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che ha promesso l’istituzione di tavolo di crisi già da lunedì prossimo.

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