Si è chiusa ieri la consultazione della Strategia energetica nazionale. Per il mondo delle imprese il documento proposto dai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente è fondamentale per delineare la rotta verso cui deve andare l’Italia in tema di energia, ambiente, emissioni, lotta contro il cambiamento del clima, efficienza energetica sostenibilità e tecnologie energetiche. Fondamentale sì, ma a tratti velleitario, in alcuni punti rischia di essere inapplicabile, c’è un possibile effetto di rincaro dei costi dell’energia.
Attraverso la consultazione, i due ministeri hanno voluto ascoltare associazioni, imprese, cittadini. Chiuse le porte ai consigli degli italiani, ora i due ministeri faranno una sintesi dei pareri per arrivare a un documento definitivo.
Ecco alcuni dei commenti.
L’industria del petrolio
Secondo l’Unione petrolifera, per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 e per migliorare la qualità dell’aria è importante intervenire sulla mobilità senza però colpire i consumatori.Gli obiettivi ambientali ed energetici «possono essere raggiunti senza cedere ad allarmismi, utilizzando al meglio le tecnologie già esistenti e mature e con un’analisi costi-benefici rigorosa». In altre parole, avvertono le compagnie petrolifere, è illusorio pensare di rinunciare a benzina e gasolio senza che i consumatori ne subiscano un sovraccosto. «Nei trasporti la domanda è soddisfatta per il 92% dal petrolio, mentre le altre fonti (energia elettrica, rinnovabili e gas) contribuiscono per il 2-3%», dicono i petrolieri. La riduzione del peso dei combustibili fossili chiede «un quadro certo per attivare una corretta programmazione degli investimenti».
Le imprese del gas
Direttamente coinvolte dalle politiche energetiche e ambientali anche le imprese del metano. Secondo l’associazione di settore Anigas, il metano è la «strada maestra da percorrere per raggiungere la decarbonizzazione entro il 2030», per esempio creando un “hub” energetico integrato tra gas — il combustibile fossile meno impattante — ed energie rinnovabili. E tra le rinnovabili, le tecnologie privilegiate dalla visione dell’Anigas ma anche dalle altre aziende dell’intero segmento del metano sono soprattutto biogas e biometano, che è gas non fossile estratto dai giacimenti ma rinnovabile sviluppato per fermentazione di materia organica.
Le aziende del metano chiedono che la Sen preveda strumenti di mercato per allineare i prezzi con il Nord Europa, per rendere più competitive le tariffe di trasporto del gas e, sul fronte dei consumatori, una liberalizzazione completa del mercato.
La catena del freddo
Sull’efficienza energetica punta l’industria della climatizzazione. Secondo l’Aicarr (l’associazione del condizionamento, riscaldamento e refrigerazione) la Sen va ritoccata là dove «non prevede uno scenario di lungo periodo al 2050, elemento necessario per programmare investimenti a lungo termine». Il documento dei due ministeri fornisce però un’indicazione importante sul ruolo prioritario del settore riscaldamento e raffreddamento per conseguire gli obiettivi di efficienza energetica al 2030. A parere dell’Aicarr ciò significa che bisognerà parlare con Bruxelles per «estendere la quota delle rinnovabili nel settore del raffrescamento» ma anche sarà indispensabile migliorare gli «strumenti di incentivazione tariffaria delle pompe di calore».
Gli ecologisti
Per il mondo delle associazione ambientalista si sono espressi fra gli altri anche gli Amici della Terra, una delle associazioni “storiche”. Secondo la presidente Monica Tommasi, la Sen contiene «un notevole passo indietro rispetto al documento del 2013» poiché, per gli Amici della Terra, «viene persino eliminata la priorità da attribuire all’efficienza energetica», che fa invece messa tra le priorità. Secondo l’associazione Italia Solare la Sen deve «puntare in modo più deciso alla crescita delle rinnovabili, fotovoltaico in primis: si suggerisce di aumentare il target delle rinnovabili sul fabbisogno energetico dal 27% al 35%. Ciò significa innalzare il contributo delle rinnovabili elettriche dal 48-50% al 55-60%».
L’economia circolare
Il dibattito non si ferma all’energia. I due ministero chiuderanno fra una settimana la consultazione di un altro documento strategico, quello «Verso un modello di economia circolare per l’Italia» secondo gli impegni dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, del G7 e dell’Unione Europea.
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