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Dossier Impianti sempre più avanzati: la forza dell’Italia

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    Dossier | N. 6 articoliRapporto Industria ceramica

    Impianti sempre più avanzati: la forza dell’Italia

    Quattrocento milioni di investimenti nel 2016. Record di sempre, sia in termini assoluti sia in rapporto ai ricavi (7,4%) e che tuttavia verrà certamente oscurato dai dati dell’anno in corso. Per gli investimenti del settore ceramico le prime indicazioni del 2017 sono infatti particolarmente positive, con un numero crescente di aziende impegnate a sfruttare al massimo le agevolazioni fiscali previste dal piano Industria 4.0. Strategie che si sono già tradotte a monte in un balzo record dei ricavi nazionali per i costruttori di macchinari per piastrelle: una crescita del 60% dei ricavi realizzati in Italia nel primo semestre, che potrebbe confermarsi – come per il primo trimestre – il record, in termini percentuali, tra le categorie raccolte nell’area Federmacchine. «In effetti - spiega il vicepresidente di Confindustria Ceramica, Mauro Vandini - ogni volta che incontro i nostri produttori sento parlare di nuovi investimenti, è certamente un trend in crescita e penso che anche quest’anno le cifre impegnate potranno aumentare rispetto al passato».

    Un progresso che si va ad innestare, peraltro, all’interno di un trend consolidato, in un settore da anni impegnato in un profondo piano di ammodernamento degli impianti. Il 2016 rappresenta per gli investimenti il terzo anno consecutivo in crescita (+14% sul 2015, dopo il precedente aumento del 22,7% nel 2014) e la quota raggiunta sul fatturato (7,4%) rappresenta uno dei livelli più alti tra i settori manifatturieri.

    «Il piano Industria 4.0 ha avuto certamente un impatto sulle scelte aziendali - spiega Vandini - e bene ha fatto l’Italia a dotarsi di questi strumenti, molto utili per supportare gli investimenti soprattutto nelle Pmi. Per le aziende più strutturate, quelle che hanno accesso più agevole al mercato dei capitali, i piani di investimento vengono implementati in ogni caso».

    Investire per il settore è del resto un obbligo, l’unica strada per continuare a mantenere quel divario in termini di qualità che si traduce nel prezzo medio di vendita più alto tra tutti i paesi produttori (in progresso costante dal 2005, ora oltre 13 euro al metro quadro), indicazione chiara di un presidio della fascia più alta di mercato che rappresenta la migliore assicurazione contro la concorrenza internazionale. «L’Italia è bravissima a “complicare” ed arricchire sempre di più il proprio output - aggiunge Vandini - investendo in ricerca e tecnologie per realizzare prodotti più belli, modificando i formati, inserendo nuove decorazioni, esplorando nuove strade. E in fondo questa è la nostra “condanna” perché se prendiamo come riferimento la Spagna vediamo che i loro costi sono decisamente inferiori, dalle spese generali a quelle per il personale. Dobbiamo competere sulla qualità, ed è quello che stiamo facendo. Ecco perché sono convinto che, nonostante la standardizzazione portata dalla digitalizzazione delle tecnologie, il nostro paese sarà comunque in grado di continuare a difendere un certo gap rispetto agli altri».

    L’impatto delle nuove tecnologie nel comparto si è probabilmente concretizzato solo in parte ma quel che è certo, guardando gli investimenti in campo, è che le aziende italiane hanno deciso di cavalcare piuttosto che subire i cambiamenti. Se infatti da un lato i vantaggi di prossimità del distretto vengono messi in discussione nel momento in cui un semplice file inviato dall’altra parte del globo contiene tutto ciò che serve per realizzare un particolare rivestimento, è anche vero che le possibilità creative consentite dalle nuove tecnologie si sono ampliate a dismisura. In termini di formati e spessori, ad esempio, esiste ormai una diversificazione spinta, che ha tra l’altro consentito alla piastrella in ceramica di “invadere” segmenti di mercato in passato del tutto estranei o marginali, come le superfici esterne degli edifici o le pareti interne di appartamenti o uffici. Risultati raggiunti diversificando l’output e arrivando a produrre maxi-lastre da tre metri di lunghezza, con spessori ormai ridotti ad una manciata di millimetri, con decorazioni superficiali in grado ormai di imitare ogni tipo di pietra o legno, prevedendo persino increspature superficiali per rendere in modo realistico le imperfezioni dei materiali naturali.

    «Queste direzioni di sviluppo ci vedono impegnati da anni - spiega Vandini - e non è un caso che tutto il mondo venga a visitare Cersaie proprio per capire quale direzione stia prendendo il mercato. Per competere servono nuovi prodotti. Vince chi dispone di una gamma completa. E questo pone una pressione crescente per uno sviluppo dimensionale delle aziende. Ma questo non basta, perché credo che il grande tema dei prossimi anni sia legato al servizio, alla rete logistica. È un’area su cui certamente si giocherà la competitività delle aziende».

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