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Comau rilancia negli esoscheletri made in Italy

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INNOVAZIONE

Comau rilancia negli esoscheletri made in Italy

Da un lato i robot industriali. Dall’altro le applicazioni ortopediche hi-tech. Tecnologie in apparenza lontane, che tuttavia trovano un punto di sintesi nell’interazione tra uomo e macchina. Ed è il motivo per cui Comau, in joint venture con Ossur, ha deciso di rilevare la maggioranza di Iuvo, spin-off dell’istituto di bio-robotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. L’interesse del colosso dell’automazione mondiale è per gli esoscheletri prodotti dalla piccola start-up, realtà fondata nel 2015 ma già in grado di realizzare i primi prototipi funzionanti di strutture di supporto esterno, in grado di alimentare processi e applicazioni di robotica collaborativa.

«La Scuola S.Anna - spiega l’ad di Comau Mauro Fenzi - ha sviluppato negli anni un know-how interessante in questo settore, realizzando numerosi brevetti che Iuvo può sfruttare commercialmente. Cercavamo un partner forte e una start-up di valore: abbiamo trovato entrambi».

Comau e Ossur, azienda islandese quotata al Nasdaq, leader globale nelle applicazioni ortopediche non invasive, si occuperanno rispettivamente degli sviluppi industriali e bio-meccanici della tecnologia, con prospettive di crescita rilevanti.

La strategia

La direzione strategica di Comau e Ossur è dunque chiara, grazie alla messa a fattor comune di competenze diverse: sviluppare da un lato modelli che possano interagire con i sistemi di automazione industriale prodotti da Comau e creare in parallelo prodotti che possano aiutare le persone nella propria mobilità.

Una tecnologia “indossabile”, quella ideata da Iuvo, che si presta a svariate applicazioni consentendo all’interno della fabbrica di riempire l’area grigia che si trova tra l’uomo e la macchina. Punto di snodo cruciale nel momento in cui le aziende italiane. grazie alla spinta dei bonus legati ad Industria 4,0, stanno investendo con sempre maggior convinzione in automazione. Il mercato, dunque, sta arrivando.

«Da una base di partenza di dieci persone - spiega Fenzi - per Iuvo siamo già arrivati a più che raddoppiare l’organico, inserendo personale nostro e di Ossur. A regime potranno lavorare qui almeno 60 persone e nel giro di qualche anno pensiamo di arrivare a sviluppare per le applicazioni industriali ricavi per 50-70 milioni di euro».

Sviluppi che Comau alimenterà investendo in cinque anni tra sette e dieci milioni di euro, fondi a cui si aggiungeranno le risorse di Ossur.

I modelli

Le prime applicazioni industriali arriveranno sul mercato entro la metà del prossimo anno, intervenendo sui processi di carico e scarico a bordo linea, così come sulle operazioni di assemblaggio. Dotando il personale di un ausilio in grado di alleggerire e facilitare il lavoro.

«Per capire cosa sviluppare - spiega Fenzi - siamo partiti dalle attività concrete degli operai nelle fabbriche di Fca, andando negli impianti di Torino, Melfi, e Cassino per incontrare le persone e valutare insieme a loro le caratteristiche necessarie per gli esoscheletri. Che verranno sviluppati in chiave sartoriale, perché ciascuna attività ha la necessità di una configurazione ad hoc».

I primi modelli, del costo unitario di qualche migliaio di euro, potrebbero entrare dunque in attività entro meno di un anno nelle linee di assemblaggio Fca, anche se in prospettiva sono numerosi i settori target, dall’industria pesante all’agricoltura.

Iuvo, dal latino “io assisto”, è stata fondata due anni fa da un team di docenti e ricercatori universitari, tra cui l’ex ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza . «Siamo all’inizio di una nuova rivoluzione industriale - spiega - e in questo contesto, grazie all’alleanza strategica con due grandi industrie, abbiamo l’ambizione di fornire un contributo decisivo per questa nuova pagina del progresso umano».

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