La tecnologia e i fondi d’investimento puntano sul business agricolo. Un interesse rafforzato dalla svolta di Coldiretti che, ieri, in occasione del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione ha dichiarato, per mezzo del presidente Roberto Moncalvo che «Coldiretti si appresta a diventare un sindacato di filiera e non più di categoria». Cioè si farà interprete degli interessi di una filiera che comprende coltivatori, trasformatori e distribuzione (si veda l’articolo in basso).
«Abbiamo una disponibilità di 1,5 miliardi - ha annunciato Guido Rivolta ad di Cassa e depositi e prestiti equity - e siamo alla ricerca di aziende agricole, piccole e medie. Siamo molto interessati alla tecnologia. In questa fase ci sono fin troppi capitali e poche idee imprenditoriali, ma siamo determinati a co-finanziare imprese agricole». Del resto Cdp equity ha già iniziato con le partecipazioni in Bonifiche Ferraresi Holding (investimento di 50 milioni a regime utilizzando un prestito obbligazionario convertibile) e Inalca (con una quota del 28,4%. «Abbiamo una partecipazione in Cina, dove mi reco frequentemente - ha aggiunto Rivolta -. Ho notato un forte interesse al brand made in Italy e, in particolare, alla meccanizzazione dell’agricoltura».
Interessato al settore anche Leonardo, il colosso hi-tech dell’aerospazio e difesa. «Stiamo pensando - ha detto il presidente Gianni De Gennaro - a una collaborazione tra il mondo della tecnologia e quello delle assicurazioni: con l’agricoltura di precisione, e quindi i droni sui campi e le immagini spaziali, potremmo garantire servizi di monitoraggio ambientale e territoriale a tutela delle produzioni. E anche delle assicurazioni in campo agricolo».
Bonifiche Ferraresi (6.500 ettari coltivati) potrebbe costituire il modello dell’unità della filiera italiana, con al suo interno coltivatori, trasformatori e distributori. «Mantenere le divisioni nella filiera - ha detto l’ad Federico Vecchioni - è un errare. Per questo il sindacato di filiera delineato da Coldiretti è un progetto straordinario, utile al Paese».
Il tema dell’unità della filiera non poteva eludere lo scontro in atto con gli industriali pastari che hanno presentato ricorso al Tar contro il decreto del ministero delle Politiche agricole che impone l’etichetta d’origine della materia prima per la pasta. E una segnalazione alla Ue per mancata notifica del decreto.
«È un attacco vergognoso al diritto dei consumatori di conoscere la provenienza della materia prima - ha detto Moncalvo -. Il grano canadese essiccato con il glifosato (un erbicida ndr) non è lo stesso di quello esposto al sole. Sono diversi. Non è protezionismo: il cibo è confrontabile solo se le regole sono uguali». Moncalvo sostiene che il ricorso al Tar faccia leva su un cavillo burocratico. Quale? «Sostanzialmente la mancata notifica alla Ue» ha detto il deputato Pd Colomba Mongiello, componente della commissione agricoltura della Camera.
Infine giovedì scorso le associazioni dei farmer europei e delle cooperative Copa Cogeca (in cui Coldiretti esprime una vicepresidenza) hanno sollecitato la Ue a ri-autorizzare l’utilizzo del glifosato «dato che i test scientifici, compresi quelli dell’agenzia europea per la sicurezza alimentare Efsa, hanno dimostrato che non è nocivo alla salute». «Siamo presenti in Copa Cogeca - ha confermato Moncalvo - ma al suo interno dissentiamo sul glifosato».
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