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Dossier La regione è ripartita ma i nodi rimangono

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    Dossier | N. 7 articoliRapporto Campania

    La regione è ripartita ma i nodi rimangono

    La svolta in Campania c’è, ma... Un’inversione di rotta per l’economia regionale negli ultimi anni c’è stata ed è documentata dalle analisi congiunturali, ma gli effetti della lunga crisi non sono cancellati e i problemi storici della regione in molti casi restano irrisolti.

    Partiamo dalla svolta che emerge dai numeri. La variazione del Pil regionale è passata da –2,5% del 2013 a +2,4% nel 2016; e relativamente al 2017 si ipotizza una crescita del Pil regionale dell’1,3%. A guardare bene le stime Istat rielaborate da Srm, si scopre poi che il comparto industriale fa da traino allo sviluppo della regione: nel 2016 l’occupazione nel settore è aumentata di 5,4 punti percentuali. Le esportazioni delle imprese campane, sempre nel 2016, hanno fatto registrare un incremento del 2,9%, ancora maggiore rispetto al +2,5% del 2015. Per quest’anno si prevede una crescita dei consumi delle famiglie dell’1,2% e degli investimenti del 2,6 per cento.

    «Le scelte di politica industriale che sono state fatte negli ultimi anni – fa osservare il presidente degli industriali di Napoli, da pochi giorni eletto anche alla guida di Confindustria Campania, Ambrogio Prezioso – si rivelano utili ed efficaci. Resta ampio il divario con altre aree del Paese, resta alta la disoccupazione. Perchè la crescita si rafforzi e consolidi è necessario agire sulle condizioni di contesto, migliorare le infrastrutture reali e quelle tecnologiche, attuare rigenerazione urbana, tutelare l’ambiente».

    C’è grande mobilitazione perchè anche la Campania agganci il treno delle opportunità dell’Impresa 4.0. Aziende che investono non mancano. Ma per ora si tratta di quelle di maggiori dimensioni, mentre è tempo che si muova l’intero sistema. Le associazioni territoriali di Confindustria hanno istituito il Digital innovation hub, a cui stanno via via aderendo le singole imprese e le università campane (con un ruolo di particolare rilievo per la Federico II). Il suo compito è spingere le Pmi a innovare e investire in nuove soluzioni tecnologiche, con l’accompagnamento di imprese più strutturate e aperte all’innovazione, avviando allo stesso tempo un dialogo costruttivo con università e competence center. Il Digital innovation hub offrirà servizi gratuitamente al fine di far crescere il sistema nel complesso.

    Ci sono comunque segnali di un nuovo interesse anche delle Pmi a investire. Le imprese campane hanno fatto la parte del leone presentando 119 domande di finanziamento sulle 231 di tutta Italia in risposta al bando per gli investimenti nelle aree di crisi non complessa. E assorbendo una grossa fetta del budget del credito d’imposta.

    Sulla voglia di impresa, sulla voglia di fare dei giovani (con le domande si è andati oltre la disponibilità finanziaria del bando emanato dalla Regione “Campania Startup innovativa” in un’ora dall’apertura dello sportello) hanno scommesso dapprima Apple, che da un anno ha avviato la Ios Academy per sviluppatori di app all’interno del campus universitario della Federico II a San Giovanni a Teduccio, e poi Deloitte, che ha avviato a sua volta un’Accademia nello stesso campus. Nonostante tutto, ancora oggi il tasso di emigrazione giovanile dalla regione è alto. La fuga dei cervelli è una piaga che impoverisce quasi tutto il territorio meridionale.

    Si attende poi una riorganizzazione del sistema della formazione, soprattutto di quella tecnica. «Avremmo bisogno di figure tecniche qualificate – dice Pino Bruno, presidente degli industriali di Avellino –; a esempio avremmo bisogno di meccatronici, di esperti di controllo degli impianti da remoto».

    Restano una spina nel fianco le aree industriali, su cui è però allo studio una profonda riforma. Oggi sono dotate di poche infrastrutture e servizi, in alcuni casi sono ancora sprovviste di banda larga e con problemi di sicurezza tali da allontanare decisamente eventuali clienti e fornitori esteri.

    La rete dei trasporti si arricchisce di importanti tasselli. È di pochi mesi fa l’entrata in esercizio della grande stazione ferroviaria di Afragola, hub tra Nord e Sud e opera architettonica firmata dall’archistar scomparsa Zaha Hadid. Ma a pochi giorni dall’inaugurazione è partita un’inchiesta che rischia di frenare i lavori per i collegamenti con le linee regionali e con la Napoli-Bari. Intanto, i porti della regione superano l’impasse degli anni scorsi, grazie alla decisa guida del presidente dell’Autorità portuale del Tirreno centrale Pietro Spirito, in sintonia con il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio.

    L’aeroporto di Napoli Capodichino vede crescere del 23,9% (nei primi 9 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo 2016) il numero di passeggeri imbarcati e sbarcati. Per il turismo una stagione estiva positiva secondo le stime, nonostante il terremoto di Ischia del 21 agosto scorso. «Il turismo sta dando un grande contributo al risveglio dopo la recessione – dice Costanzo Jannotti Pecci, presidente di Federterme –. Occorre attenzione sul settore».

    Restano i problemi del trasporto locale, che arranca nonostante le iniezioni di liquidità effettuate: l’Anm (Napoli) rischia il tracollo e l’Eav non migliora il servizio.

    Continuano poi ad affliggere la regione le innumerevoli emergenze ambientali, nonostante l’impegno del governatore Vincenzo De Luca: ecoballe che vengono smaltite lentamente, fiumi inquinati, balneabilità in lentissimo recupero. E il Vesuvio che, dopo gli incendi dell’estate scorsa, è devastato e abbandonato.

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