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Il surgelato esce dallo stato di ibernazione degli ultimi sei anni. Nei primi otto mesi del 2017 ha registrato nel canale della distribuzione al dettaglio un incremento delle vendite del 2,9%, dopo un 2016 piatto (+0,1%). A trainare le vendite sono soprattutto i vegetali (+4,1%), l'ittico (+4,4%), le pizze e gli snack (+4,5%). Deludente la performance dei piatti ricettati (-0,1%), quelli su cui le aziende puntavano molto per il maggior valore aggiunto.
I dati sono contenuti nel Rapporto sui consumi dei prodotti surgelati, realizzato dall' Istituto italiano alimenti surgelati (Iias) .
Nel 2016 che il settore dei prodotti surgelati ha visto arrestarsi il trend di decrescita degli anni precedenti, anche se il retail (-0,6%) ha continuato a perdere quote a favore del catering (+1,1%): nel complesso i volumi hanno registrato un +0,1% a 824.500 tonnellate.
In media il consumo pro-capite annuo di surgelati (retail + catering) è di 13,7 kg.
“Già nel 2016 - osserva Vittorio Gagliardi, presidente dell'Iias - il settore dei surgelati aveva segnato un andamento migliore rispetto a quello dell'alimentare in generale, che si era fermato a un -0,5%. Nei primi mesi di quest'anno le cose stanno andando ancora meglio. I surgelati non sono più degli alimenti ‘emergenziali', ma dei veri coprotagonisti della dieta degli italiani. Grazie alla capacità di innovare tipica del settore: ogni anno, in media, fa contare un 30% in più di nuovi prodotti sul mercato”.
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Alta penetrazione
Nel 2016 sono state circa 24,7 milioni le famiglie italiane che hanno acquistato surgelati: due volte al mese (24 acquisti all'anno), per un valore complessivo del mercato di 4,5 miliardi di euro.
Un consumo sempre meno concentrato nelle regioni del Nord Italia: Nord-est (32,9%), Nord-ovest (20,1%), Centro (26,3%) e Sud (20,7%).
Nel settore dei surgelati, in particolare, il mercato del “porta a porta” ha segnato una crescita su base annua di circa l'1,5%: le categorie più performanti rimangono quelle della pizza, del pesce e dei vegetali, che hanno contribuito in maniera consistente, secondo l’Iias, a questo sviluppo, grazie all'offerta di prodotti di ottima qualità e contraddistinti da un alto contenuto di servizio.
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Obiettivo 1 milione
“Oggi - aggiunge Gagliardi - non siamo molto distanti dal picco dei consumi del 2011, con 840mila tonnellate. Pensavamo di raggiungere un milione di tonnellate negli anni precedenti, ma poi è arrivata la crisi. Secondo me, l’obiettivo è realizzabile anche se rimarremo molto distanti dai Paesi del Nord Europa. Ma tutto si spiega: Italia, Francia, Spagna e Grecia hanno a disposizione per molti mesi l’anno prodotti di stagione”.
Sulla vicenda deplorevole degli spinaci Bonduelle con la mandragora, poi ipotesi rivelatasi completamente errata, “il settore dei surgelati ne è uscito con un’immagine rafforzata - osserva Gagliardi - ma Bonduelle ha sofferto le conseguenze fino ai risultati delle analisi”.
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Chi entra e chi esce
Dal fronte societario, questi anni di crisi hanno indotto diversi cambiamenti di equilibri: nel 2010 il leader di mercato Findus Italia è stato acquisito da Iglo Group e poi ceduto nel 2016 al gruppo americano Nomad Food che ha annesso le attività Findus in Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Francia, Spagna e Belgio.
Qualche mese fa la tedesca Frosta, quotata alla Borsa di Francoforte, ha acquistato da Nestlé Italiana (in profonda revisione delle sue attività) i marchi di prodotti surgelati La Valle Degli Orti, Mare Fresco e Surgela. Le produzioni venivano effettuate nello stabilimento di Benevento, ora candidato a diventare hub internazionale di Nestlé per le pizze surgelate a marchio Buitoni.
Nel 2016 Findus Italia aveva una quota di mercato (rilevata da Iri) del 21,6%, seguita da Orogel, 8,2%, e Nestlé, 6,7%; le marche private, nell'insieme, controllavano il 35,7% del mercato.
Nei vegetali, il quartetto è confermato con Findus al 21,1%, Orogel al 13% e Nestlé al 5,7%; le private label detenevano un robusto 40%, di cui un quarto sarebbe fornito da Orogel.
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