Economia

In Sardegna ritardi e burocrazia bloccano il rilancio di Eurallumina e…

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CRISI INDUSTRIALI

In Sardegna ritardi e burocrazia bloccano il rilancio di Eurallumina e Portovesme

(Agf)
(Agf)

Tutti appesi a un filo. Tra autorizzazioni che tardano ad arrivare e trattative in corso in attesa di un riavvio. Da Portovesme a Porto Torres si attendono i benestare per un rilancio dell’industria metallurgica e chimica in Sardegna. Perché i progetti, con tanto di investimenti al seguito (poco meno di mezzo miliardo di euro) e piano di rilancio, devono fare i conti con le procedure che viaggiano in maniera non proprio spedita.
Quanto sia lunga l’attesa lo sanno bene gli addetti del primo anello della filiera dell’alluminio: ossia i lavoratori e dirigenti dell’Eurallumina, azienda che sotto il controllo della russa Rusal, è proprietaria della raffineria di bauxite nel polo industriale di Portovesme. Azienda di trasformazione che sino al 13 marzo 2009 produceva un milione e 200mila tonnellate di allumina (destinandone il 30 per cento al mercato regionale).

Il progetto per il riavvio degli impianti è in viaggio da più di 1.000 giorni e prevede la costruzione di una centrale di cogenerazione a vapore, l’adeguamento della raffineria per l’impiego di bauxiti tri-idrate e un investimento che supera i 200 milioni di euro; e in programma ci sono lavori per 18, 36 mesi con reinserimento di 357 lavoratori diretti con circa 100 nuove assunzioni, 270 lavoratori degli appalti e altri 200 dell’indotto. Perché il progetto possa partire manca l’ultimo via libera e la delibera della Giunta regionale. Un motivo che ha spinto, anche i giorni scorsi, le tute verdi a effettuare un sit in davanti agli uffici regionali.

A fare i conti con i progetti in corso, lavorando con soluzioni di emergenza, è anche la Portovesme srl (Glencore) un migliaio di dipendenti e un fatturato annuo di circa 500 milioni di euro. La discarica in cui conferire i resti delle lavorazioni dello smelter metallurgico che lavora piombo, zinco, acido solforico oltre a oro, argento e rame, è in via di esaurimento, il progetto per la nuova è in fase di valutazione e, per evitare la fermata degli impianti, si ricorre a soluzioni tampone. Il tutto nell’attesa che, nell’arco di un anno, possano partire i lavori per la costruzione del nuovo sito nel comune di Carbonia (previsti investimenti per 25 milioni e l’impiego di tecnologia all’avanguardia con «strumenti capaci - dicono alla Portovesme Glencore - di catturare il massimo dei metalli presenti con la possibilità di portare in discarica scarti vetrificati e inerti»).

All’ex Alcoa di Portovesme si attende, da una parte l’approvazione della Legge europea e quindi la misura delle cosiddette aziende energivore, e dall’altra l’esito della trattativa tra Invitalia e Sider Alloys. O meglio, la valutazione della proposta di contratto di sviluppo presentato dal gruppo svizzero specializzato nella commercializzazione di prodotti metallurgici e siderurgici con filiali in Asia, Nord e Sud America e Africa, in corsa per acquisire lo smelter di Portovesme che sino alla fermata del 2012 produceva una media di 155mila tonnellate di alluminio primario e un fatturato di oltre mezzo miliardo di euro. In questo caso, il contratto di sviluppo proposto da Sider Alloys (in fase istruttoria avanzata e valutazione da parte di Invitalia) prevede un investimento tra pubblico e privato di circa 138 milioni di euro e l’inserimento graduale dei lavoratori (in passato era 457) che, con l’azienda a regime dovrebbero diventare «tra i 360 e i 460».

Legate alle due vertenze ci sono anche le posizioni dei lavoratori (in cassa integrazione quelli di Eurallumina e in mobilità gli ex Alcoa). Per ottenere una proroga degli ammortizzatori sociali è necessaria una svolta alle vertenze. A Porto Torres (in provincia di Sassari), si attende il via libera a quella che viene definita «la nuova fase del polo chimico». Ossia la bonifica del sito Nuraghe dove saranno investiti circa 125 milioni di euro (la cifra prevista in circa 90 milioni lievita per le integrazioni progettuali relative alle prescrizioni ottenute). La procedura per fare partire il progetto (le autorizzazioni riguardano la realizzazione delle piattaforme per la lavorazione delle terre da trattare “in situ”) è avviata. «È attualmente in corso - fa sapere l’Eni - il permitting di secondo livello di competenza degli enti locali, in particolare, per la valutazione di impatto ambientale, Syndial ha presento il 19 settembre scorso le integrazioni richieste». Tutti appesi e con una speranza: che le procedure possano completarsi prima della fine dell’anno.

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