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Da Eataly a Prada, anche in Italia i negozi diventano digitali

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innovazione nel commercio

Da Eataly a Prada, anche in Italia i negozi diventano digitali

Andrea Guerra (Imagoeconomica)
Andrea Guerra (Imagoeconomica)

Otto retailer italiani su 10 (pari all'82%) hanno già in corso progetti di trasformazione digitale. E nel corso del prossimo anno concentreranno i propri investimenti su business intelligence (55%) e cloud computing (41%). Sono i dati della ricerca Microsoft-Retail Institute presentata ieri, martedì 5 dicembre, a Milano durante l'evento Digital Difference in Retail organizzato da Microsoft presso la sede di Eataly.

La strada dell'innovazione, è emerso dalla ricerca, è stata scelta dalle aziende soprattutto per cambiare i vecchi approcci di marketing ormai inefficaci (38%), e per sostenere una maggiore pressione competitiva (38%). I retailer italiani ritengono che i principali plus portati dall'innovazione digitale siano la produttività (67%), la migliore esperienza dei clienti (58%), il maggior coinvolgimento dei clienti (57%), la maggiore comprensione e previsione del mercato (48%) e l'innovazione di prodotto e servizio (47%). La riduzione dei costi viene invece considerata un vantaggio solo da una minoranza (21%).
Lo studio ha cercato di fotografare anche quali saranno gli investimenti su cui si concentreranno le aziende nel corso del prossimo anno. Ai primi posti ci sono gli strumenti di business intelligence (55%), scelti per anticipare le esigenze dei consumatori, e il cloud computing (41%) che permette di accedere a tecnologie complesse. Un'azienda su 5 (21%) punta inoltre sull'Internet of things, il 14% su machine learning/artificial intelligence, mentre solo il 5% non prevede alcun tipo di investimento It nel prossimo anno.

Tra le tecnologie considerate più utili per il settore emergono gli strumenti di social engagement (29%), strumenti di collaborazione e produttività (22%) e customer relationship management (20%), ma anche i predictive analytics (16%).
Tra le aziende che hanno deciso di puntare con decisione su queste tecnologie ci sono Prada e Eataly che hanno avviato entrambe una collaborazione con Microsoft. La holding italiana della moda ha annunciato che intende investire, nel corso del 2018, in un progetto in ambito big data che prevede di puntare sul cloud computing e sulla piattaforma dati di Microsoft per sfruttare le funzionalità di analisi e di business intelligence. Ciò permetterà al Gruppo Prada di raccogliere i dati delle interazioni con i clienti provenienti dai diversi punti vendita, dai siti di e-commerce, e dai vari social network. Informazioni che serviranno alla società per diversificare le strategie e sviluppare azioni di marketing mirate.

Ha scelto di puntare sul cloud computing anche Eataly che, proprio ieri, ha fatto sapere di aver avviato, assieme a Microsoft e Capgemini Italia, un nuovo progetto di trasformazione digitale. La società, guidata dal manager Andrea Guerra, ha deciso di adottare Microsoft Dynamics 365, la piattaforma cloud che unisce varie applicazioni tra cui un sistema gestionale integrato destinato a ottimizzare i processi. «Nei primi 10 anni del suo sviluppo Eataly ha rivoluzionato l'esperienza d'acquisto dei clienti nei suoi negozi creando un vissuto senza soluzione di continuità tra mangiare, imparare e comprare. Oggi, attraverso l'accordo strategico con Microsoft, Eataly si pone un ulteriore obiettivo: riuscire a creare un'esperienza immersiva per i propri clienti ovunque essi siano», ha dichiarato Andrea Guerra, executive chairman di Eataly. Dalla collaborazione tra le due società nascerà prossimamente un nuovo modello di interazione con il cliente da remoto attraverso chatbot che verrà abilitato sul servizio di spesa online Eataly Today. Inoltre, all'interno degli store Eataly, si testeranno software di intelligenza artificiale di Microsoft in grado di dialogare attraverso codice scritto o vocale con persone che a loro volta utilizzano linguaggio scritto o verbale creando una esperienza liquida tra chi compra nello shop virtuale e chi lo fa in quello fisico. L'accordo prevede infine lo sviluppo di strumenti di mixed reality destinati a integrare all'esperienza d'acquisto luoghi diversi dal negozio (come, ad esempio, la visita ad un frantoio nel momento di estrazione dell'olio), e attivare modalità di riconoscimento dei prodotti per fornire all'acquirente informazioni multimediali su storia, tradizioni, consigli d'uso e proprietà nutrizionali.

Si tratta di una serie di innovazioni che, nelle intenzioni, dovrebbero accompagnare la crescita internazionale della società che, tra il 2018 e il 2019, dovrebbe anche sbarcare in Borsa. «Confermiamo quello che abbiamo detto riguardo alla quotazione. Sarà tra il 2018 e il 2019, probabilmente in Italia. Il percorso è però ancora lungo e non abbiamo nominato né advisor né banche. Abbiamo una finestra di 18 mesi per fare tutto», ha infatti dichiarato Andrea Guerra a margine dell'evento. Il manager ha poi precisato che «chiuderemo il 2017 con un fatturato tra i 470 e i 480 milioni, e un margine operativo lordo (Ebitda) tra i 20 e i 25 milioni. L'ambizione di lunghissimo periodo è invece quella di arrivare a 1,5 miliardi di fatturato». Guerra ha inoltre commentato la recente apertura a Bologna di Fico, il grande centro commerciale a tema cibo di cui il gruppo possiede il 50%. «Le aperture sono sempre strabilianti ma il vero andamento lo stabiliremo tra un anno. Essendo una cosa incredibilmente nuova, anzi unica, è difficile capire in anticipo quale sarà il fatturato. Sarà forse possibile fare una stima a partire dalla primavera». Il manager ha infine precisato che, a dispetto delle voci su una scarsa affluenza, «a Fico c'è più affluenza che in tanti altri centri commerciali, ma anche in questo caso non è ancora possibile fare una stima».

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