Un incontro durato un paio d’ore nella sede della Confcommercio di Piacenza. Alla fine, però, fra Amazon e organizzazioni sindacali resta ancora un dialogo fra sordi. E la minaccia di un altro sciopero nel sito di Castel San Giovanni dopo quello dello scorso “Black Friday” prende pericolosamente quota. «A parte la loro personale cortesia – dice Fiorenzo Molinari (Filcams Cgil) – da loro ci divide tutto. E purtroppo dall’azienda abbiamo ricevuto le solite risposte. Ci dicono che sono aperti al confronto, ma non sono disponibili a mettere nulla per iscritto». Quindi il risultato è la «riapertura dello stato di agitazione. Mercoledì terremo le assemblee con i lavoratori e lì decideremo le azioni da intraprendere».
Concorde Pino De Rosa (Ugl Terziario): «La sala non era adatta all’incontro. C’era il divieto di fumo che però è stato assolutamente trasgredito da Amazon visto che è stata una riunione “tutto fumo”». Amazon, racconta ancora De Rosa, avrebbe fatto presente che sta procedendo sua sponte «a uno studio condotto con le Rsa (le rappresentanze sindacali aziendali, ndr.) su varie cose, fra cui le movimentazioni dei carichi e sui turni, coinvolgendo anche l’Asl. Ma non si tratta di processi condivisi e vorremmo un nostro coinvolgimento come organizzazioni territoriali».
L’azienda dal canto suo si affida a una nota per commentare l’esito dell’incontro con i sindacati: «Continuiamo a lavorare come di consueto. Amazon è un datore di lavoro corretto e responsabile. Siamo orgogliosi di avere creato oltre 3mila posti di lavoro in Italia e nelle prossime settimane rimarremo focalizzati sul Natale e sulle consegne ai nostri clienti». All’esito dell’incontro ritenuto nei fatti insoddisfacente, le organizzazioni hanno nuovamente proclamato lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari. Domani le assemblee decreteranno se dovrà esserci una nuova escalation come quella che ha portato allo sciopero dello scorso 24 novembre.
A quell’azione i sindacati – entrati in Amazon un anno e mezzo fa con le loro Rsa – erano arrivati dopo i niet dell’azienda sulla stesura di un contratto integrativo per i dipendenti, tutti assunti a Castel San Giovanni con contratto del commercio a 1.450 euro lordi (negli altri depositi il contratto è quello della logistica). La rivendicazione economica si è poi unita alla tematica delle condizioni di lavoro che in molti hanno definito insostenibili. Questione controversa questa, con il colosso dell’e-commerce che rifiuta una simile visione, ribadendo di avere politiche a favore dei lavoratori come il “The Offer”: aiuti economici per chi vuole cambiare che partono ogni anno, alla fine del picco natalizio. Proprio il fatto che ci siano sostegni per far cambiare lavoro ha indotto però più di uno a lamentare che alla base ci sia una politica di selezione dopo aver spremuto i lavoratori. Le versioni sono diverse. E differente è stata la valutazione anche dell’ultimo sciopero. L’azienda ha parlato dell’adesione di un 10% di lavoratori, mentre per i sindacati si trattava del 50% degli assunti stabili. Per comprendere bene la questione va tuttavia precisato che a 1.600 dipendenti assunti nel sito piacentino si uniscono, nel periodo di picco, 2mila “somministrati”.
Resterà da verificare la reazione dei lavoratori, anche sulla base di quella che è considerata la riuscita o meno dell’ultimo sciopero. Certo è che un’ulteriore protesta andrebbe a unirsi ad altre piccole e grandi grane che il colosso di Seattle negli ultimi giorni ha dovuto affrontare, in Italia (leggi visita degli ispettori del lavoro o diffida dell’Agcom che ha chiesto di adeguarsi come “servizio postale” o ancora emendamenti in Manovra sul tema web tax). Birkenstock, il marchio tedesco di calzature, ha comunicato che dall’1 gennaio abbandonerà la piattaforma perché, spiega una nota, il rapporto di fiducia si è interrotto a causa delle ripetute vendite di prodotti contraffatti sulla piattaforma online. «Amazon proibisce la vendita di prodotti fraudolenti. Rimuoviamo gli articoli che violano le nostre policy appena veniamo a conoscenza della loro presenza e intraprendiamo azioni adeguate nei confronti dei loro venditori», ha replicato il gruppo di Jeff Bezos.
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