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Metano e gasdotti, ostaggi di troppi «no»

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ENERGIA

Metano e gasdotti, ostaggi di troppi «no»

(Ansa)
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Coorti di attori, professori di liceo, genitori informati, scrittori di libri, gastronomi e pittori affiancano e sostengono qualsiasi protesta contro qualsiasi cambiamento. Non è solamente la contestazione contro il Tap, il metanodotto che si sta posando in Puglia per far arrivare in Europa il gas dei giacimenti dell’Azerbaigian.

Ha suggerito qualche settimana fa uno scrittore molto apprezzato, Erri De Luca: «Io credo che la vostra Tap vada sabotata». Il Tap è il progetto della tubatura che si sta posando in Puglia per importare metano dall’Azerbaigian. I comitati no-Tap assicurano che quell’opera sarà una devastazione del nostro bel territorio.

L’alternativa è acquistare meno metano all’estero e sfruttare i giacimenti italiani, molto ricchi e poco usati. Un anno e mezzo fa legioni di poeti, attori, gastronomi, scrittori, registi, professori di liceo e cantanti erano intervenute a sostegno del referendum no-triv (non raggiunse il quorum) e contro lo sfruttamento dei giacimenti nazionali. Nello stesso modo appena pochi mesi fa la Sardegna, presidente regionale Francesco Pìgliaru in testa, si è schierata contro l’uso dei giacimenti che si annunciano enormi sotto il mare a ponente dell’isola. Sarebbe stata una devastazione del nostro bel territorio.

Quindi per alcuni il metano non va importato ma non va usato nemmeno quello a chilometri zero. Potremmo usare di più gli stoccaggi, cioè i giacimenti vecchi di gas che, dopo essere stati svuotati nei decenni scorsi, possono essere riutilizzati per essere riempiti e svuotati a piacere. Ne sono in realizzazione diversi, per esempio nella Bassa lodigiana, nella pianura tra Brescia e Cremona, in Romagna. M a ogni progetto di stoccaggio di gas corrispondono petizioni su Change, striscioni di protesta scritti con la bomboletta di vernice sui lenzuoli a due piazze e assemblee infocate più del metano. Devasteranno il nostro bel territorio.

Ci sarebbe un’altra possibilità. Il metano ha una virtù che gli altri combustibili non hanno. Può essere estratto dal sottosuolo, ma può essere prodotto. È il biogas, cioè il metano che si ricava facendo fermentare il liquame degli allevamenti, gli scarti agricoli, i rifiuti organici. Risorse nazionali che non finanziano né califfati né oligarchi; risorse a chilometri zero che non richiedono tubature infinite; risorse che hanno il beneficio aggiuntivo di ridurre i rifiuti. L’Italia senza fatica potrebbe produrre 10 miliardi di metri cubi l’anno di biometano, tanto quanto la somma del gas che importiamo dall’Olanda (circa 6 miliardi di metri cubi) e di quello che arriva nella riottosa Libia (circa 4 miliardi di metri cubi). Ma — c’è da scommettere? — ogni impianto di produzione di biometano è accompagnato dal comitato di protesta cui aderiscono attori, professori di liceo, gastronomi e scrittori di libri: devasterà il nostro bel territorio.

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