Economia

L’ambiente non deve trasformarsi in alibi

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analisi

L’ambiente non deve trasformarsi in alibi

(Ansa)
(Ansa)

Quando il mondo era ancora in bianco-e-nero, nel Mezzogiorno gli impianti industriali venivano inaugurati dal sindaco con la fascia tricolore, la benedizione dell’arciprete, il tappeto rosso, la banda comunale con il bassotuba lucidato con il sidol. L’onorevole al microfono parlava di progresso. Per milioni di persone che da generazioni vivevano nella schiavitù del bracciantato la fabbrica era il riscatto dalla miseria.

Il progresso faceva uscire dai trulli in cui si viveva con (e come) gli animali ed era il Quarto Siderurgico inaugurato a Taranto da Aldo Moro mezzo secolo fa. Erano Ottana, Carbonia, Portovesme in Sardegna. Era la raffineria di Gela o il petrolchimico siracusano di Priolo. In Alta Italia il petrolchimico di Marghera era l’alternativa alla pellagra da povertà.

La società è cambiata. Anche se la povertà non può essere sconfitta in via definitiva, nella Bassa veneta non si muore più di pellagra e in Puglia i trulli sono dimore di lusso per turisti dell’alta società internazionale.

Ma i casi dell’Ilva, dell’Alcoa, del no al gasdotto Tap o dei progetti contestati di centrali rinnovabili sono vicende simboliche per il Mezzogiorno.

Per esempio, se nel 2012 fossero state adottate le innovazioni tecnologiche e non fossero stati bloccati gli investimenti ambientali imposti dal Governo all’Ilva oggi l’acciaieria di Taranto sarebbe l’acciaieria più moderna ed efficiente d’Europa.

Per esempio per l’impianto solare di Gonnosfanàdiga, una centrale a basso impatto ambientale ma ad altissima suscettibilità, la protesta locale si alimenta con notizie imprecise, come gli “oltre 200 ettari rubati all’agricoltura”, aggiunge i toni ribelli del “povero pastore sardo che resiste all’assalto degli investitori stranieri”, lascia fermentare le paure comprensibili e i risentimenti, viene affidata a un Governo timoroso di litigare con la Regione Sardegna, si anima con il ministero dei Beni culturali che per la tutela del passato pare opporsi per principio ai cambiamenti.

Il risultato? Nel nome dell’ambiente e del futuro vengono preferite le scelte rivolte alla conservazione del passato. Non vengono realizzate innovazioni tecnologiche, gli impianti continuano a produrre nel modo sciagurato di una volta, chi innova non ha mercato ed è costretto a spostare all’estero l’attività.

Il Sud ha bisogno di tutelare il suo ambiente e la sua cultura invidiata nel mondo. Ma la tutela deve rivolgersi al futuro, non alla sola conservazione del passato.

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