Potrebbe avere effetti contrari all’obiettivo: la legge che impone dal 1° gennaio l’uso di sacchetti biodegradabili per i prodotti sfusi ha tante virtù ma con ogni probabilità potrà indurre un aumento nell’uso di imballaggi.
Il decreto Mezzogiorno approvato in agosto conteneva, nascosto nell’articolo 9-bis della legge di conversione, una piccolissima nota che intendeva aiutare l’ambiente e la genialità italiana. Dice la norma: dal 1° gennaio nei supermercati quei sacchetti leggerissimi di plastica in cui si raccolgono, si pesano e si prezzano i prodotti venduti sfusi come frutta, verdura o affettati devono avere tre caratteristiche.
Le tre caratteristiche sono queste: i sacchetti devono essere di plastica biodegradabile, devono essere monouso, devono essere a pagamento.
Vengono multati i supermercati che non hanno questi sacchetti, o che non li fanno pagare ai clienti.
La norma serve soprattutto a promuovere l’industria italiana, leader nella produzione di plastica biodegradabile, invenzione italiana invidiata nel mondo.
Inoltre intende ridurre la quantità di rifiuti di plastica abbandonati, che sporcano i bordi di tante strade e a volte finiscono a lordare perfino le spiagge e il mare.
Primo effetto della norma: è necessario che la produzione sia adeguata alla domanda. Se non vi sarà disponibilità, o quando i magazzini saranno vuoti, alcuni supermercati potranno denunciare i fornitori che si rifiuteranno di vendere loro i sacchetti a norma.
Secondo effetto possibile: con l’obbligo del monouso viene promosso l’uso di prodotti usa-e-getta e viene vietato l’uso di imballaggi riutilizzabili. Non sarà possibile presentarsi al supermercato con il proprio sacchetto privato che si riutilizza più volte.
Terza possibile conseguenza della norma: poiché per legge il costo dell’imballaggio non può essere assorbito nel prezzo complessivo del servizio, molti consumatori abbandoneranno il prodotto sfuso e si rivolgeranno ai prodotti già confezionati. Invece di prendere i frutti con il guanto usa-e-getta, pesarli nel sacchetto biodegradabile, etichettarli e poi alla cassa pagare il sacchetto, molti consumatori prenderanno la vaschetta di polistirolo con i frutti già imbustati. In altre parole, più imballaggi in circolazione.
Quarto probabile effetto. La convinzione che il prodotto biodegradabile non abbia impatto ambientale può dare ai maleducati una giustificazione per gettarlo nell’ambiente, affermando che tanto sparirà. Non è vero: il sacchetto biodegradabile sparisce in tempi brevi solamente nelle condizioni appropriate, come quelle degli impianti di compostaggio.
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