Dalla natura e dalla cultura ereditiamo bellezza: monumenti, opere architettoniche, grotte, siti archeologici, boschi, formazioni geologiche, centri storici e città creative, necropoli, costiere e residenze. Lingue, riti e consuetudini. Un patrimonio inestimabile, naturale e culturale, materiale e immateriale, custodito dall’Unesco che, per il 2019, durante l’ultima riunione del consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana, ha candidato nella sua lista mondiale gli Ecosistemi forestali della Sila, in Calabria, e le Alpi del Mediterraneo, proposta transnazionale di Italia, Francia e Principato di Monaco.
Ha iscritto le Grotte di anidrite dell’Emilia-Romagna e riconfermato la candidatura a patrimonio immateriale il Giubileo del perdono, la “Perdonanza celestiniana”, evento religioso che si svolge annualmente all’Aquila.
Il riconoscimento dell’Unesco va a siti che presentano un eccezionale valore universale. E si traduce in un marchio di qualità per la promozione dei luoghi, delle culture locali e per la tutela ambientale. Con importanti ricadute economiche: nei territori dei siti patrimonio dell’umanità cresce l’offerta ricettiva, le presenze turistiche, la spesa media pro-capite degli stranieri (+10,3% rispetto al resto dell’Italia, secondo un’indagine condotta in occasione della candidatura di Bologna).
Nella World Heritage List l’Italia è il paese che vanta il maggior numero di beni, 53 in tutto, di cui 5 siti naturali: le Isole Eolie, Monte San Giorgio, le Dolomiti, Monte Etna e le Antiche Faggete Primordiali (Parco Nazionale Lazio, Abruzzo e Molise, Sasso Fratino, Monte Raschio, Foresta Umbra, Cozzo Ferriero, Monte Cimino).
Che diventeranno 6 se il prossimo anno sarà riconosciuto patrimonio mondiale il territorio degli Ecosistemi forestali della Sila. Ambienti di eccezionale bellezza che rispondono ai criteri indicati dall’Unesco (2 su 10): la Sila custodisce gli alberi monumentali più antichi della Calabria, come il gigantesco pino laricio. La lunga e complessa storia geologica del Massiccio della Sila ha dato luogo a processi biologici ed ecologici collegati ad ambienti terrestri e acquatici di notevole importanza. Per il suo isolamento geografico l’area ha svolto la funzione di rifugio delle specie delle foreste europee durante le glaciazioni, dando loro la possibilità di espandersi in seguito al ritiro dei ghiacciai.
In attesa di approvazione anche le “Alpi del Mediterraneo” che si estendono su un territorio transnazionale tra Italia, Francia e Principato di Monaco. Un sistema geologico che porta i segni di tre cicli geodinamici, lunghi 400 milioni di anni, di grande importanza per lo studio dei mutamenti della superficie e dell’interno del nostro pianeta: uno spazio di appena 70 km che collega il ghiacciaio più meridionale delle Alpi agli abissi più profondi del Mediterraneo occidentale.
Fra le candidature proposte anche le Grotte di anidrite dell’Emilia-Romagna, cavità epigeniche che ospitano la “curva ipogea” (un’ansa sviluppata dai corsi d’acqua che penetrano all’interno delle bancate evaporitiche) il cui sviluppo è strettamente controllato dall’idratazione di anidrite. L’affioramento delle Anidriti triassiche nell’Alta Valle del Secchia è un rarissimo esempio di evaporite, ancora parzialmente attivo, che ospita la più profonda grotta di anidrite del mondo e la più grande sorgente carsica salata in Italia.
Infine la celebrazione del Perdono, detta anche “Perdonanza celestiniana”, cerimonia istituita nel 1294 da Papa Celestino V: fu il primo giubileo al quale ebbero accesso anche i poveri e i diseredati.
Fino a quel momento la remissione dei peccati era stata appannaggio dei ricchi che elargivano sostanziose elemosine. Il rito riveste un’importanza storica straordinaria: la Bolla contenente il testo dell’indulgenza plenaria fu consegnata dal Papa alla città dell’Aquila, che ne divenne la custode. La cerimonia si svolge ogni anno il 28 e 29 agosto. È un messaggio di pace, solidarietà e riconciliazione che si perpetua da 7 secoli, candidato a patrimonio immateriale dell’umanità.
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