La partita sul futuro dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) si sta giocando senza colpo ferire su due fronti: a livello giuridico con due ricorsi dinanzi alla magistratura comunitaria, e sul versante politico in seno al Parlamento europeo.
È questo secondo fronte quello più interessante e promettente per chi sostiene che la decisione di trasferire l’Ema da Londra ad Amsterdam è stato inficiato da troppi dubbi, incertezze e soprattutto un iter procedurale controverso.
«Ho avuto già alcuni confronti con i dirigenti Ema e del Governo olandese — spiega l’eurodeputato popolare italiano Giovanni La Via, relatore del regolamento presentato a suo tempo dalla Commissione europea in modo da sancire legalmente il trasloco dell’Agenzia. — Il 22 febbraio una delegazione della Commissione Ambiente si recherà ad Amsterdam per valutare la bontà della sede provvisoria e farsi una idea della situazione».
Successivamente il Parlamento dovrà decidere come affrontare la questione: in altre parole, se accettare il testo comunitario e quindi approvare la scelta presa a suo tempo dai governi nazionali, oppure se modificare il testo in base a emendamenti che mettano in dubbio il pieno rispetto dei criteri al momento della decisione intergovernativa. Uno dei criteri è la continuità operativa, che agli occhi di alcuni ad Amsterdam non sarebbe garantita.
Se fosse scelta questa seconda strada, le tre istituzioni comunitarie - Parlamento, Commissione e Consiglio - sarebbero costrette a negoziare il testo, rimettendo potenzialmente in gioco il futuro dell’Ema.
I deputati italiani, che su questo fronte stanno dando battaglia, possono contare sui parlamentari infelici della scelta del 2012 di lasciare ai governi la selezione delle sedi. Dice Sven Giegold, eurodeputato ecologista tedesco: «Non mi è piaciuto che il Parlamento sia rimasto tagliato fuori».
Analizza più in generale un funzionario parlamentare: «L’Aula è incerta sul daffarsi. Non ha ancora deciso se trasformare la vicenda in una bandiera politica. Anche il risultato del voto del 4 marzo in Italia influenzerà la partita». Il primo voto in Commissione Ambiente dovrebbe svolgersi il 12 marzo, con una votazione in plenaria il 14 marzo. A molti deputati non è piaciuta la procedura che è stata scelta, con un voto complesso e la scelta finale per sorteggio che ha penalizzato Milano.
La procedura fu proposta dal Consiglio e dalla Commissione e avallata dopo molti dubbi dai Ventisette. La scelta di affidarsi a un voto segreto e non al negoziato diplomatico ha comportato inevitabili zone d’ombre. Per esempio, il controllo delle schede è stato affidato al servizio giuridico del Consiglio e alla presidenza estone. Oggi c’è chi potrebbe interrogarsi sulla correttezza dello spoglio, ma così fu deciso e accettato da tutti i Ventisette anche per garantire il pieno segreto del voto nazionale.
Intanto proseguono la loro strada i due ricorsi contro la scelta Ema, il primo da Roma alla Corte europea di Giustizia, il secondo da Milano al Tribunale europeo. Sul tavolo, la bontà dell’offerta olandese e la procedura di voto.
Come noto, il presidente lussemburghese del tribunale ha deciso di affidare la richiesta di sospensione al vicepresidente olandese (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 febbraio). È pratica comune. Di solito, l’obiettivo è permettere al presidente di concentrarsi sul merito della causa.
Lo stesso potrebbe avvenire per il ricorso alla Corte, che così andrebbe all’attuale vicepresidente, l’italiano Antonio Tizzano. Nel frattempo, è intervenuto ieri su Twitter l’ex premier Matteo Renzi: «Tutto il Partito democratico sta a fianco del sindaco» di Milano Giuseppe Sala. «Speriamo che quella del giudice olandese chiamato a decidere sul ricorso sia una fake news. Neanche in Champions si può arbitrare una squadra della stessa nazione. Sulla partita Ema va fatta chiarezza». «Oggi ho avuto una lunga telefonata con il presidente Gentiloni e mi pare che anche l'interesse e la volontà del Governo si sta scaldando, decisivo il 22 febbraio» ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
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