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Dossier La sfida per la crescita: salire sul treno 4.0

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    Dossier | N. 11 articoliRapporto Toscana

    La sfida per la crescita: salire sul treno 4.0

    Accelerare il rilancio grazie alle tecnologie (e agli incentivi) di industria 4.0. È la sfida che si prepara a giocare il manifatturiero toscano, una sfida sulla carta impegnativa, vista la prevalenza di piccole imprese che, proprio a causa delle dimensioni, hanno meno familiarità con digitalizzazione e big data. Ad aiutare l’avvicinamento alle tecnologie di nuova generazione potrebbero essere però la vocazione all’export (in crescita costante negli ultimi anni) dell’industria regionale, le produzioni personalizzate “su misura” del cliente, lo sviluppo di filiere in cui le grandi aziende trainano quelle più piccole. Confindustria Toscana ci crede: «L’industria 4.0 è una straordinaria opportunità di crescita e di sviluppo soprattutto per le imprese meno strutturate», sostiene.

    Un’opportunità che potrebbe far recuperare alla manifattura il terreno perduto secondo Luigi Salvadori, presidente degli industriali fiorentini: «L’industria 4.0 può portare il peso del manifatturiero toscano sul Pil dall’attuale 17% al 20%. È una leva che non può sfuggire alle imprese di questo territorio, uno dei principali hub della manifattura di qualità a livello europeo».

    La “missione” sarà dunque coinvolgere le aziende, spiegare, convincere. «Faremo campagne di informazione – dicono gli industriali - per rompere la barriera della titubanza verso il 4.0 spiegando che si tratta di un processo non più rinviabile, ma necessario». In quest’ottica è stato creato il Digital Innovation hub, la nuova piattaforma - virtuale ma con desk nelle associazioni industriali territoriali – destinata a mettere in contatto imprese, università e centri di ricerca, proporre progetti e formazione, aiutare le aziende ad autovalutare la maturità digitale e nell’accesso ai finanziamenti pubblici e privati. L’innesto delle tecnologie 4.0, del resto, si lega al trasferimento tecnologico e alla necessità di migliorare la collaborazione delle aziende col mondo della ricerca.

    E non basta. «Per ammodernare i processi produttivi – sostiene Fabrizio Bernini, presidente del Digital Innovation hub toscano - è necessario estendere il piano nazionale Impresa 4.0 a quelle aziende che non hanno risultati economici positivi». L’iperammortamento e il super ammortamento previsti dal Piano governativo, secondo Bernini, sono strumenti finanziari efficaci per le aziende in utile, «ma è necessario aiutare anche chi è in rosso».

    Oggi il valore aggiunto dell’industria manifatturiera toscana sfiora i 17 miliardi di euro. Rispetto al 2007 la differenza è -13,2%, il che vuol dire che per tornare ai livelli pre-crisi ci sono da recuperare ancora circa 2,5 miliardi di euro, secondo le elaborazioni dell’Irpet (al netto dell’inflazione). La perdita più forte si è registrata fino al 2013, dopodiché la manifattura ha cominciato a risalire (+4,3% il valore aggiunto tra il 2013 e il 2016). L’anno scorso la produzione industriale non ha brillato, anche se ha mantenuto il segno positivo.

    A dieci anni dall’avvio della crisi, i settori che si sono ridimensionati di più sono quello energetico, la produzione di mezzi di trasporto, l’elettronica e la meccanica. I comparti che invece si sono rafforzati, diventando protagonisti di un autentico boom, sono essenzialmente due: la pelletteria e la farmaceutica. La pelletteria, in particolare, ha spinto il settore moda (+11,8% il valore aggiunto dal 2007 a oggi), attualmente di gran lunga l’industria che in Toscana produce più ricchezza (5,2 miliardi). La farmaceutica non solo ha aumentato la produzione, ma ha messo a segno risultati sorprendenti sul fronte export.

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