Economia

Dossier Il retail 4.0 è a portata di clic

  • Abbonati
  • Accedi
    Dossier | N. (none) articoliRapporto Impresa 4.0

    Il retail 4.0 è a portata di clic

    Mai più negozi da età della pietra spesso sguarniti dei beni che vorremmo comprare o delle taglie più diffuse, privi di WiFi ed elementi digitali: inutili e inospitali, quindi. Mai più siti di ecommerce che quasi al termine della transazione rendono noto che le scarpe desiderate saranno consegnate tra 3-4 settimane (quando la stagione sarà cambiata o il piede del bambino cresciuto). Il retail fisico o digitale può cambiare volto con la rivoluzione 4.0.

    La leva della business intelligence

    Estrarre analisi predittive dall’enorme flusso dei dati di vendita su tutti i canali, online e offline, e i commenti sui social media, per arrivare ad anticipare le esigenze della domanda e strutturarsi per tempo con la produzione e la distribuzione dei prodotti, per garantire tempi di consegna rapidi per gli ordini online e approvvigionamento smart dei negozi fisici. È questa la frontiera del retail 4.0, che usa la big data analytics per estrarre informazioni vitali per aumentare vendite e soddisfazione dei clienti. Attraverso la business intelligence, che analizza anche le citazioni sui social media, è possibile capire quali beni hanno più riscontro sul mercato, per produrli in maggiori quantità e consegnarli prima ancora degli ordini nei centri di distribuzione più vicini ai clienti.

    Gli esempi di successo dell’applicazione delle tecnologie digitali in questo settore non mancano e fra questi c’è il sodalizio nato fra FiloBlu, azienda che lavora al fianco di marchi e retailer nella gestione di tutti gli aspetti del loro business online, e ITReview, system integrator di Padova specializzato in soluzioni di business intelligence. «Avevamo l’esigenza di analizzare le informazioni provenienti dai diversi canali di vendita online in qualsiasi momento per prendere decisioni in tempo reale - spiega Christian Nucibella, Ceo di FiloBlu -. Ci siamo resi conto che la mole di dati relativi alle vendite dei brand e dei retailer da noi gestiti non era più interpretabile con un sistema di analisi interno. Con gli specialisti di ITReview abbiamo quindi lavorato a uno strumento di business intelligence capace di analizzare le informazioni provenienti dalla gestione e-commerce e dagli strumenti di web analytics, confrontando anche i dati storici, per effettuare previsioni accurate per ogni categoria merceologica».

    «Il risultato è una piattaforma dinamica di business intelligence che mette a disposizione di FiloBlu un sistema di controllo del dato e della sua qualità, basato su modelli di machine learning e pronto per analisi predittive e prescrittive, in grado di analizzare ogni fenomeno di vendita, target e costo», spiega Andrea De Rossi, Chief technology officer di ITReview. La piattaforma, appoggiata al cloud, consente di consultare i dati di vendita in qualsiasi parte del mondo e con ogni device anche mobile e di aggiornare subito le informazioni nel database per effettuare analisi quasi in tempo reale. «Ora vogliamo integrare anche le informazioni provenienti dai sistemi di pagamento, dai servizi di marketing automation e di customer relationship e dai commenti provenienti dai social media, per migliorare l’indice di soddisfazione del cliente», conclude Nucibella.

    Il digitale grande assente nei punti vendita

    E i punti vendita fisici come sono messi con la sfida 4.0? Male, a giudicare da una recente indagine internazionale di Capgemini, secondo cui per il 42% degli acquirenti italiani fare shopping in un negozio è un’attività noiosa o insoddisfacente. Lato retailer, pesano la mancanza di budget dedicato e di competenze trasversali dedicate all’upgrade tecnologico. «Ma la vera domanda che i retailer devono porsi - spiega Laura Muratore, vicepresidente manufacturing, retail e distribuzione di Capgemini Italia - non è tanto se possono permettersi di trasformare l’esperienza in-store, quanto piuttosto se possono permettersi di non farlo». Quali tecnologie potrebbero cambiare l’aspetto e il modus operandi dei negozi? Oltre a cloud computing e big data, aiuterebbero l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e l’Internet of Things. «Oggi si parla di smart retail – conclude la manager di Capgemini – anche perché tutte queste tecnologie consentono di personalizzare il servizio atteso e l’esperienza fisica di acquisto e di migliorare la conoscenza che le aziende hanno dei propri consumatori». Rimandare l’upgrade, soprattutto per le catene di negozi fisici, è molto rischioso: un acquisto sul grande rivale Amazon è a portata di due click, per un cliente registrato, e la consegna è spesso entro le 48 ore.

    © Riproduzione riservata