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Fondi Ue con controlli più snelli

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Politica di coesione 2021-2027

Fondi Ue con controlli più snelli

Bari. Il collegamento ferroviario tra l'aeroporto “Karol Wojtyła” e la stazione ferroviaria centrale. Cofinanziata dall'UE, la ferrovia migliora anche i collegamenti con altri centri urbani all'interno dell'area metropolitana di Bari
Bari. Il collegamento ferroviario tra l'aeroporto “Karol Wojtyła” e la stazione ferroviaria centrale. Cofinanziata dall'UE, la ferrovia migliora anche i collegamenti con altri centri urbani all'interno dell'area metropolitana di Bari

Si prospetta ricco di novità il futuro della politica di coesione post-Brexit. Semplificazione, flessibilità ed efficienza sono le tre chiavi di lettura che la Commissione europea ha cercato di usare nella formulazione della proposta di regolamento dei fondi strutturali per la programmazione 2021-2027, a cominciare dal testo, che è unico per sette fondi e ha all’incirca la metà delle pagine rispetto ai testi dell’attuale programmazione.

Obiettivi tematici

Una prima novità riguarda gli obiettivi tematici che dagli 11 del periodo 2014-2020 vengono ridotti a cinque: 1) Europa intelligente (innovazione, digitalizzazione, trasformazione economica e sostegno alle Pmi); 2) Europa più verde e senza emissioni (transizione energetica, rinnovabili e lotta ai cambiamenti climatici); 3) Europa più connessa (reti di trasporto e digitali strategiche); 4) Europa più sociale (con l’attuazione del “pilastro sociale”: lavoro di qualità, istruzione, competenze prefessionali, inclusione sociale, sanità); 5) Europa più vicina ai cittadini (strategie di sviluppo a livello locale e sviluppo urbano sostenibile). Alle prime due priorità dovrà essere destinata la maggior parte delle risorse del Fondo di sviluppo regionale (Fesr) e del Fondo di coesione: tra il 65% (per i paesi più poveri) e l’85% (per quelli più ricchi) della rispettiva dote finanziaria.

Disimpegno automatico

Una delle principali novità riguarda i tempi entro cui spendere le risorse dal momento dell’iscrizione a bilancio dell’impegno di spesa: si torna alla regola N+2, cioè le regioni e i ministeri avranno due anni di tempo per certificare la spesa a Bruxelles. L’obiettivo è «garantire una rapida ed efficiente realizzazione dei programmi». L’Italia, oggi ultima nella spesa nonostante tre anni di tempo, è avvisata. Con gli stessi obiettivi è stato ridotto il prefinanziamento, limitato allo 0,5% delle risorse del Por o del Pon. Sarà versato ogni anno, tranne l’ultimo.

Controlli più semplici

Per rendere più semplice la vita ai beneficiari, soprattutto le Pmi, non sarà più necessario presentare tutte le fatture e le buste paga, ma si potranno indicare stime per determinate categorie di costi, comprese quelle per il personale, i canoni di affitto o le polizze assicurative. I rimborsi potranno essere anche in base ai risultati raggiunti. Inoltre, per i programmi che si sono dimostrati affidabili nel sistema di gestione e controllo e hanno bassi tassi di errore, Bruxelles ritiene che possano essere sufficienti i controlli nazionali, senza replicarli a livello Ue.

Audit e controllo

Dopo l’esperienza (in alcuni casi) disastrosa del 2014-2020, che tanta responsabilità ha nei ritardi accumulati nella spesa dei fondi, all’inizio del prossimo ciclo non sarà più necessario per regioni e ministeri ripetere il lungo processo di designazione delle autorità per l’attuazione dei programmi. Inoltre viene esteso il principio dell’audit unico: Pmi e piccoli imprenditori non saranno sottoposti a più controlli, spesso sovrapposti e non coordinati, come avviene oggi.

Aumenta il cofinanziamento

Per mantenere i livelli di investimento, nonostante i tagli di quasi il 10% alla politica di coesione, ma anche per rafforzare l’impegno e il coinvolgimento degli Stati membri, la Commissione ha proposto di aumentare progressivamente la quota di cofinanziamento nazionale dei programmi: 60% per le regioni più sviluppate, 45% per quelle in transizione e 30 per quelle meno sviluppate e per il Fondo di coesione.

Maggiore flessibilità

Lo sforzo per rendere più flessibile tutta la gestione dei fondi strutturali si concretizza soprattutto in due novità: nel 2024 i programmi saranno sottoposti ad una revisione intermedia che si tradurrà in una riprogrammazione, alla luce di quanto è successo nei tre anni precedenti e della situazione macroeconomica, adeguando anche le dotazioni nazionali. Si potrà trasferire fino al 5% delle risorse di ogni programma, da un obiettivo prioritario all’altro, senza il via libera ufficiale della Commissione. In caso di calamità naturali, infine, i fondi europei potranno essere anche essere attivati sin dal primo giorno senza formalismi.

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